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Si apre a Washington DC il processo contro il ‘monopolio’ di Google. Il giudizio mostrerà se è cambiato il sentiment verso le Big Tech

DoJ

Un’importante causa antitrust contro Google, con l’accusa di ‘monopolizzare’ il search online, dovrebbe prendere il via oggi presso il tribunale distrettuale di Washington. La causa, intentata dal Dipartimento di giustizia (DoJ) degli Stati Uniti nel 2020, rappresenta la più grande sfida legale al potere e all’influenza delle grandi aziende tecnologiche da decenni a questa parte e potrebbe essere un punto di riferimento nella lotta contro i monopoli del settore.

Il Dipartimento di Giustizia ha accusato Google di aver usato il suo potere di mercato per escludere ingiustamente i rivali e posizionarsi come gatekeeper. La causa è la prima intentata dal governo contro Google ad andare in giudizio. Il Dipartimento di Giustizia si è unito anche a un’altra causa contro Google, intentata dai procuratori generali di 38 Stati e territori per problemi di monopolio nella pubblicità. Google ha negato di aver commesso illeciti in entrambi i casi.

Nei documenti resi pubblici il mese scorso, il giudice Amit P Mehta ha respinto alcune accuse mosse a Google, restringendo il caso e segnando così una piccola vittoria per l’azienda: ha infatti dichiarato che Google non era tenuta a difendersi dalle accuse secondo cui la sua pagina dei risultati di ricerca avrebbe danneggiato rivali come Expedia o Yelp.

Tuttavia, Mehta ha dato il via libera ad alcune delle accuse più significative, tra cui le argomentazioni chiave secondo cui i contratti esclusivi di Google con i produttori di telefoni avrebbero danneggiato i concorrenti. Il dipartimento sostiene che l’azienda paga miliardi ogni anno per ‘assicurarsi lo status di default per il suo motore di ricerca e, in molti casi, per proibire specificamente alle controparti di Google di trattare con i concorrenti di Google’.

In un parere pubblicato ad agosto, Mehta ha affermato che il “il brand di Google è diventato così onnipresente che i dizionari lo riconoscono come un verbo“. Ha affermato che nel 2020 Google deteneva quasi il 90% della quota di mercato e che gli inserzionisti spendono oltre 80 miliardi di dollari all’anno solo per raggiungere gli utenti del general search.

Ma il giudice ha affermato che il Dipartimento di Giustizia è tenuto a dimostrare che ogni particolare azione – ad esempio, il modo in cui Google gestisce la pubblicità di ricerca – costituisce una violazione della legge antitrust. Ciò significa che il governo non può mostrare una serie di azioni e sostenere che queste infrangono cumulativamente la legge antitrust.

“Non vediamo l’ora di dimostrare al processo che la promozione e la distribuzione dei nostri servizi è legale e favorevole alla concorrenza”, ha dichiarato Kent Walker, responsabile legale di Google, in risposta alla decisione di Mehta.

Mentre le big tech sono rimaste in gran parte indenni negli ultimi decenni di successo incontrastato, le cause legali come questa contro Google potrebbero segnare un cambiamento. I General Attorney USA hanno intentato ad esempio una causa antitrust contro Meta, che è stata respinta all’inizio dell’anno. Anche la Federal Trade Commission, sotto il nuovo capo dell’antitrust Lina Khan, ha intentato una causa contro Amazon, sempre all’inizio di quest’anno.

Se il Dipartimento di Giustizia dovesse vincere la causa, Google potrebbe essere costretta a modificare le proprie pratiche commerciali in modo significativo. Questo potrebbe portare, secondo il DoJ, a una maggiore concorrenza nel mercato digitale, a prezzi più bassi per i consumatori e a una maggiore scelta per le aziende.
Ecco alcuni possibili scenari:

  • Google potrebbe essere costretta a vendere alcuni dei suoi beni o attività. Questo potrebbe includere la vendita di parte della sua attività di pubblicità online o di alcuni dei suoi servizi di intelligenza artificiale.
  • Google potrebbe essere costretta a consentire ai concorrenti di accedere ai suoi dati o alle sue tecnologie. Questo potrebbe rendere più facile per i concorrenti competere con Google.
  • Google potrebbe essere costretta a pagare multe o a sottoporsi a una supervisione da parte del governo.

L’esito della causa di Google, la prima di questo tipo ad arrivare in tribunale, potrebbe essere visto come un segnale di quanto i trend attuali, sostanzialmente favorevoli alle big tech, siano destinati a cambiare.