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La aziende sono ‘entusiaste’ dell’AI, ma attenzione al campione un po’ ‘orientato’. Tutti i numeri della ricerca di BVA Doxa per il Data Day di IAB

bva doxa

È stata realizzata a Febbraio di quest’anno la ricerca di BVA Doxa sull’adozione e la percezione dell’AI in Italia, presentata al Data Day di IAB, l’evento tenutosi oggi al Base dove, con un approccio sistemico, ci si è confrontati su tutti gli aspetti legati alle evidenze più innovative connesse ai dati e all’intelligenza artificiale.

Antonio Filoni, Partner & Head of BU Digital e Innovation di BVA Doxa, ha fornito un’approfondita survey sui numeri di questa tecnologia in fortissima crescita, a partire dal lancio del chatbot generativo ChatGPT, contestualmente a una interpretazione alla luce di quanto sta avvenendo nel nostro paese.

“Il contesto è apertamente favorevole all’IA”; ha sottolineato, citando le cifre a supporto: dal 98% di coloro che ritengono avrà un impatto significativo in tutti i comparti sul futuro delle aziende, al 72% che già la utilizza al 24% che prevede di usarla in un prossimo futuro. “Attenzione però al bias intrinseco frutto del fatto che come campione della ricerca sono state scelte imprese già membri di IAB Italia, quindi prevedibilmente più ‘updated’ sulle più recenti tecnologie”.

Comunque, anche con questo avvertimento in mente, appare significativo che ben il 69% degli intervistati esprima  un giudizio positivo sugli effetti dell’AI, contro solo 10% che è invece scettico  e negativo. Entrando invece nello specifico di quelli che sono gli attuali elementi che stanno (o potrebbero) lavorare ‘contro’ l’implementazione dell’AI, si segnalano ai primi due posti le difficoltà di integrazione e i costi connessi, seguono le incertezza sui possibili ritorni dell’investimento e le questioni legate alla privacy. Molto indietro, segno di una consapevolezza avanzata, o del poco interesse per la tematica da parte delle PMI che rappresentano la spina dorsale del paese, vengono invece i dubbi e i rischi legati al lavoro e all’impiego, soprattutto in merito alla numerosità delle possibili sostituzioni.

Guardando poi agli investimenti, un quinto degli intervistati ha risposto di investire ‘molto’ e un altro 39% ‘abbastanza’, una profilo che ben rappresenta l’attuale andamento dell’AI, e dell’hype che la accompagna. Sostanzialmente equilibrata anche la suddivisione numerica tra chi investe (il 45%) e chi non prevede di investire, almeno per il momento: il 55%.

Sotto il profilo degli ambiti aziendali di attività, si segnalano poi al primo posto il Marketing e le Sales, con uno sbalorditivo 73% dei rispondenti, un chiaro portato della composizione del campione. Seguono poi altre funzione in maniera più rispondente alle attese: al secondo posto l’IT, il che non sorprende, e al terzo le Operations. Quest’ultima funzione è sostenuta anche dalla domanda seguente, relativa agli scopi dell’impiego dell’AI: si usa praticamente per quasi tutto in azienda, dal migliorare l’efficienza dei servizi al risparmio di tempo e di costi operativi, alla personalizzazione dei servizi offerti.

Si conclude l’indagine con una straordinario 91% (40% molto e 51% abbastanza) di utilizzo per l’analisi dei dati, e la modellizzazione delle attività. Fatta salva la sovra rappresentazione del marketing, insomma, un’analisi sicuramente condivisibile, specialmente nella rappresentazione dell’AI e delle potenzialità ancora tutte da esplorare compiutamente. Non mancano le startup che sono già lanciate in questi ‘territori’, apertamente da dissodare.