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‘Inspiring Words’: Stati Generali, quelli di Conte cercano soluzioni a porte chiuse, presente solo una parte del Parlamento, mancava l’opposizione. Digitalizzazione, smart working richiamo alla bellezza italica. Ma attenzione, corriamo il rischio di essere appagati e narcotizzati. Dov’è il Parlamento?

Inspiring Words’, Stati Generali di Francesco Gallucci, Vicepresidente Ainem e docente al Politecnico di Milano.

Curioso il nome della riunione a Villa Pamphili: ‘stati generali’. Perché ‘stati’? Perchè ‘generali’? Non è chiaro. Cerchiamo di capire. Gli ultimi stati generali risalgono al 5 maggio 1789, regnava Luigi XVI, per trovare una soluzione e risolvere la grave crisi finanziaria del Paese. L’obiettivo era di far pagare le tasse ai nobili e al clero.

Tre camere o stati (aristocrazia, clero e popolo) si riunivano separatamente, discutevano e poi emettevano ognuna un voto, impossibile il pareggio. Evidente lo svantaggio per il Terzo Stato, essendo più probabile un’alleanza tra gli altri due. Ma tant’è, sappiamo tutti come andò a finire, il Terzo Stato chiese di più garanzie, non concesse, e si arrivò prima alla Rivoluzione e nel bene e nel male alla nascita della democrazia rappresentativa.

Gli Stati Generali di Conte cercano soluzioni per ripartire ma, alla riunione, a porte chiuse, era presente solo una parte del Parlamento, mancava l’opposizione.

Di cosa hanno parlato, quale la loro utilità? E’ stata certamente una importante vetrina per il Governo (e per il Premier). Conte ha promesso tra l’altro più digitalizzazione della PA, lo smart working, l’immancabile richiamo alla bellezza dell’Italia. Ma attenzione, corriamo il rischio di essere appagati e narcotizzati. Dov’è il Parlamento?

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