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‘Inspiring Words’: Abitudini, così come abbiamo osservato con attenzione e stupore i nostri cambiamenti durante l’epidemia, dovemmo osservare i cambiamenti che ci riportano alla vita di prima. E trarre delle lezioni, individuare dei fenomeni di isteresi

Inspiring Words’, Abitudini di Enrico Viceconte, Ingegnere, Professore a contratto di Marketing all’Università Federico II, Adjunct Director, Project Management Institute – SIC.

Le abitudini hanno una cattiva fama. Il motivo è che quando parliamo di abitudini pensiamo alle cattive abitudini. Una brutta abitudine può essere legata sia a un’eccessiva prudenza (restare sempre a casa, lavarsi troppo spesso le mani) o, all’estremo opposto, un’eccessiva imprudenza (assumere per abitudine e dipendenza comportamenti a rischio).   Temiamo le abitudini perché sappiamo che è difficile cambiarle, sia quelle buone sia quelle cattive. Ma se difendiamo certe abitudini c’è un motivo evoluzionistico per cui lo facciamo. Le buone abitudini sono una buona base di stabilità su cui costruire nuovi progetti e una zona di confort da cui uscire in esplorazione per fare nuove esperienze. La cattiva reputazione delle abitudini è dunque in gran parete immeritata. Perché prevalgono, nella nostra vita, le buone abitudini rispetto a quelle cattive. Nelle organizzazioni chiamiamo le abitudini ‘resistenza al cambiamento’ e le riteniamo ostili al progresso e all’innovazione. Ma non è sempre così.

Il cambiamento nelle organizzazioni riguarda almeno tre ordini logici diversi: 1) cambiare un processo, vale a dire fare una cosa che prima non si faceva o non fare più una certa cosa; 2) cambiare strategicamente il focus e la finalizzazione dei processi; 3) cambiare i valori di fondo e i principi dell’organizzazione. Man mano che si procede dal primo al terzo ordine di cambiamento il cambiamento si fa più difficile e irreversibile, dicono gli studiosi di organizzazione.

Negli ultimi mesi il lockdown ha costretto a cambiare le nostre abitudini a livello di individui, di nuclei familiari, di organizzazioni. Uno straordinario esperimento di massa (che ci saremmo volentieri evitati) che credo abbia dimostrato che le circostanze ci rendano più adattabili di quanto pensiamo di essere, come individui, famiglie, organizzazioni. Condizioni estreme di necessità come guerre e catastrofi naturali ci cambiano rapidamente. Così come abbiamo osservato con attenzione e stupore i nostri cambiamenti durante l’epidemia, dovemmo osservare i cambiamenti che ci riportano alla vita di prima. E trarre delle lezioni, individuare dei fenomeni di isteresi (ci porteremo appresso, ad esempio, l’abitudine di lavarci bene le mani o di essere riconoscenti ai medici e agli infermieri?).

  1. Watzlawick, J.H. Weakland, R. Fisch, Change: sulla formazione e la soluzione dei problemi, Astrolabio, 1974 e C. Duhigg, La dittatura delle abitudini, Il Corbaccio, 2013.
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