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Civismo di marca, inflazione e caro vita. Le persone si aspettano dai brand aiuti concreti, cala la fiducia nell’impegno reale delle aziende. L’indagine Ipsos

Andrea Fagnoni

Cosa significa per un brand fare attivismo oggi? Cosa chiedono le persone alle aziende e cosa valutano come comportamento virtuoso? Queste le domande che l’Osservatorio Civic Brands, progetto editoriale e di ricerca nato nel 2019 dalla collaborazione tra Ipsos e Paolo Iabichino, si pone nell’indagare l’impatto sociale delle marche in Italia.

E proprio di civismo di marca che si è parlato nel corso di No Purpose, No Party, eventoche si è tenuto lo scorso primo marzo presso la Triennale di Milano, durante il quale è stata presentata anche l’ultima rilevazione condotta da Ipsos.

Dall’ultima rilevazione (dicembre 2022) dell’Osservatorio emerge, come oltre 1 persona intervistata su 2 (56%) dichiara di essere attenta ai comportamenti in ambito sociale, culturale o politico da parte delle aziende. Al contempo dichiarano che, in un periodo come quello che stiamo vivendo, caratterizzato dal caro vita, l’attivismo di brand si dovrebbe tradurre in un supporto tangibile al consumo, ovvero in un aiuto reale ed economico. Il 79%, infatti, sostiene che marche e aziende, in questo momento, dovrebbero agire principalmente per contribuire a porre un freno al continuo incremento dei prezzi.

Facendo un confronto con i dati raccolti nel 2021, si registra un aumento delle persone che dichiarano di non credere all’impegno delle marche in ambito sociale, culturale o politico. Troppo spesso, infatti, i consumatori e le consumatrici percepiscono le dichiarazioni di impegno da parte delle aziende solo come un modo per lavarsi la coscienza (56%, +5 punti vs. 2021), oppure dichiarano che in fondo l’unico interesse reale delle aziende è e rimane il profitto (51%, +7 punti vs. 2021).

Quasi la metà delle persone intervistate (47%) dichiara di avere addirittura smesso di comprare alcuni prodotti o servizi di marche e aziende perché deluso dal loro comportamento in ambito sociale, culturale o politico, percentuale leggermente in crescita rispetto alla scorsa rilevazione (+3 punti vs. 2021). Risulta fondamentale quindi, procedere con cautela e genuinità per non rischiare di perdere il favore di chi sceglie  di acquistarci.

“L’attenzione verso il ruolo sociale, politico, culturale che marche e aziende devono giocare per la collettività, cresce di pari passo alle aspettative nei loro confronti. Raccogliere questa richiesta e agire per il bene collettivo richiede però impegno, costanza e soprattutto trasparenza e dialogo con tutti gli interlocutori, siano essi istituzionali che singole comunità di individui. Non può esistere oggi impegno da parte di marche e aziende senza un chiaro patto di fiducia con i cittadini”, commenta nella nota Andrea Fagnoni, Chief Client Officer Ipsos e uno dei fondatori dell’OCB.

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