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Ad Store: l’anno prossimo sono 30 anni. #CreativityForHumans è il nostro posizionamento, per un approccio consulenziale, personalizzato e omnicanale. Il 2022 è stato l’anno della consapevolezza

Natalia Borri, Presidente AD STORE 

Sta finendo il 2022. Che anno è stato per voi?

 Il 2022 è stato l’anno della consapevolezza. In questi ultimi due anni siamo cambiati tanto: abbiamo lavorato sul nostro ‘perché’, sul nostro modello consulenziale e su nuovi servizi. Ci siamo evoluti rimanendo fedeli al nostro approccio di sempre: mettere la creatività al servizio delle persone. E nel 2022 abbiamo raccolto ciò che abbiamo seminato: la soddisfazione nelle conferme di clienti come Parmacotto Group, Saclà, Panini, Gruppo Bracco, Kiabi. L’orgoglio di lavorare dall’Italia per progetti internazionali, come la gara per lo sviluppo della campagna integrata voluta dal governo dell’emirato Ras Al Khaimah per il censimento 2023, che abbiamo vinto proprio grazie al nostro approccio human. Poi, l’incarico per la social media strategy di Zalando Privé in Italia e la campagna Pr per il lancio del rebranding di Bahlsen. Ora guardiamo al 2023, carichi di entusiasmo e ancora più consapevoli che cambiare fa bene. Anzi, piccolo spoiler! L’anno prossimo il Gruppo Ad Store compirà 30 anni, organizzeremo la nostra tradizionale convention globale a Milano: ci sarà da festeggiare.

Quali gli obiettivi raggiunti di cui andate più fieri?

 Quando dico che il 2022 è stato l’anno della ‘raccolta’ penso subito al lancio del nostro Human Report: la prima relazione d’impatto di Ad Store. Uno strumento che abbiamo fortemente voluto per raccontare la nostra #CreativityForHumans, la rendicontazione attraverso azioni, risultati, campagne della nostra mission: voler essere moltiplicatori d’impatto positivo dentro e fuori dall’agenzia. Poi, c’è la crescita del nostro network internazionale e la maggiore sinergia tra le agenzie del Gruppo, che è un altro degli obiettivi su cui abbiamo lavorato tanto in questi anni con l’apertura della nuova sede a Parigi, il consolidamento della nostra presenza sul mercato UAE, il nostro festival della creatività annuale, il sold out della nostra prima NFT Collection a scopo benefico, e OOH (Out of Home), l’exchange program del Gruppo pensato per i giovani dipendenti delle varie agenzie, con lo scopo di creare connessioni sempre più tangibili e vivere un’esperienza all’estero.

Contingenza a parte, che cosa augurate all’industry per il nuovo anno. Insomma quali gli ambiti sistemici su cui lavorare pro tutti?

L’attenzione deve essere tutta sulle persone: capire, ascoltare, connettersi, supportare devono essere alla base di ogni strategia di comunicazione. Noi ci auguriamo di poter davvero aiutare i nostri clienti a costruire relazioni autentiche, a essere una fonte d’ispirazione, a prendere posizione su ciò che conta. E poi i giovani: la nostra industry deve prendersene cura, deve imparare a valorizzarli. La protesta Gentilissima Rivolta è la dimostrazione di quanto i giovani vogliano essere ascoltati e della loro pretesa di cambiamento. Oggi i ragazzi si aspettano aziende con programmi di welfare, bilanciamento vita personale-lavorativa, formazione. Per questo sono felice di aver investito tanto in questi anni su un programma di welfare aziendale e di formazione in continua evoluzione che abbiamo costruito proprio sulle esigenze delle nostre persone, a partire dai più giovani.

In che direzione va il rapporto con i clienti, su cosa state ragionando per vestire meglio le loro esigenze, a quali ambiti, nuovi servizi, visioni?

Ascolto, fiducia e trasparenza: vogliamo continuare a puntare sulle relazioni, sia tra brand e persone che tra noi e i nostri clienti. Vogliamo offrire un approccio consulenziale, personalizzato e omnicanale. Infatti, tra i nuovi servizi frutto del lavoro e delle collaborazioni di questi ultimi anni, c’è (Ad) Store Impact: una metodologia nata per valutare l’esperienza della marca in store e l’impatto sul processo di acquisto (shopper psychology & shelving). Abbiamo integrato la nostra offerta con questo nuovo servizio, in cui crediamo molto, per aiutare le aziende a creare brand di successo, rilevanti, che ‘parlano’ con le persone.

Nell’era della proliferazione dei touch point ha ancora senso parlare di memorabilità delle campagne? Quanto la creatività è in grado di difendere l’efficacia della comunicazione contro velocità e quantità di messaggi e contenuti?

La creatività è un mezzo ma il messaggio e il contenuto devono nascere da un’esigenza e da valori reali. Se l’insight è autentico, se ci si inserisce nel contesto in modo rilevante allora sì che ha senso parlare di memorabilità. Per me la memorabilità sta nella capacità di distinguersi, nel semplificare la vita a chi deve scegliere, nel costruire una relazione e nel rispondere ai perché delle persone.

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