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Faccia a faccia con imprenditori e Ceo della comunicazione. Giorgio Marino: per avere più originalità ci vuole più verità. Vorrei non “assecondare” le tendenze comunicative del mercato, ma anticipare una nuova modalità. Il Covid ci ha imposto di capire per cosa valga la pena di vivere. La comunicazione deve rispecchiare questo stato d’animo

Qual è la tua visione per affrontare il futuro, su quali paradigmi fondi il tuo credo?

Quanto al paradigma del mio credo, ammesso sia possibile avere oggi un credo che galleggerebbe sulle sabbie mobili… parlerei più che altro di un’aspirazione. Quella cioè di non “assecondare” le tendenze comunicative del mercato, ma di anticiparne una nuova modalità. E’ un rischio, ma se l’intuito farà il suo ruolo potrebbe essere fonte di maggiore vivacità e minor omologazione. Compenetrare quindi i plus delle attuali tecniche con un pensiero forse “antico” in forte contrasto con il pensiero comune che ci dice “come fare”, “come dirlo”, e quali le immagini più lecite.

Cosa ti è maggiormente dispiaciuto constatare nell’anno appena trascorso?  

La qualità e quindi la noia di gran parte delle comunicazioni! In pieno lockdown, ma ancora oggi, sembra di essere in una chiesa a recitare il rosario, le voci, tutte uguali a dire e a mostrare le stesse cose con un tono di voce che direi di circostanza, di quelli che si usano ai funerali “vi siamo vicini” (si, ma comunque, per vendere) “vinceremo” (chissà in base a quali certezze scientifiche). Ciò in contemporanea al bollettino di guerra dei TG (tutti uguali), hanno contribuito ad alimentare la depressione, la sfiducia e “otturato” la fantasia. Non c’è nulla di più falso di una parola consolatoria di circostanza.

Se fossi ceo o cmo di un brand che investe in comunicazione come agiresti, insomma, potendo dare consigli quali senti di dare al mercato dei clienti?

Rispolvererei l’antico USP per concentrarmi sulla costruzione e sulla personalità di un brand, piuttosto che preoccuparmi delle vendite del giorno dopo. Abolirei tutti quegli spot affollati di target improbabili, fintamente catturati in stili di vita assolutamente fuori dalla realtà… c’è chi suona la batteria, chi si appende ad un canestro (qual è quella donna che non ha in casa un sacco da box)… computer aperti con miriadi di comparse con baffi, nel ruolo di nonni consolatori, mentre nella realtà sono terrorizzati di finire intubati. Per avere più originalità ci vuole più verità. Da ultimo, sull’uso delle influencer, pubblicherei un bugiardino, per prescrivere, i dosaggi necessari, ma sopra tutto per evidenziarne gli effetti collaterali indesiderati.

Ritieni di essere riuscito a concretizzare per la realtà che capitani il modello di business ideale, se sì perché, se no, idem e se in parte a che punto del percorso sei? 

Penso di aver avuto l’opportunità e la fortuna di creare un marchio rilevante per il nostro mercato, ma penso ora di dover ricominciare tutto da capo, tutto è cambiato e quello che ricordiamo con nostalgia ritengo vada cancellato per il solo motivo che non esisterà più. Inutile quindi inseguirlo.

Si chiude il 2020. un anno non facile, cosa ha rappresentato per te?

La consapevolezza di dover convivere per un paio d’anni e forse più, con una riflessione: “Il virus ci ha portato incontro l’idea della morte. Dobbiamo ora interrogarci per cosa valga la pena di vivere”. Questo stato d’animo deve essere presente nella comunicazione anche per rispettare le persone a cui ci vogliamo rivolgere.

Essere oggi leader: qual è la principale dote che bisogna possedere?

Mixare sapientemente una parte di apparenza con una parte di sostanza, con la consapevolezza che ad ogni “bivio importante della vita non c’è segnaletica”, e quindi ogni volta che scegli la strada e ti accorgi che era quella giusta non farai altro che accrescere la tua sicurezza di uomo e di manager.

Successi, progetti, quali vuoi menzionare come emblematici della tua impostazione?

I successi sono aimè ancora ancorati agli stili che vorrei sorpassare, i progetti, quelli di creare un mondo comunicativo fatto di eventi, spot, digital originati dalla stessa fonte per mantenerne una coerenza di contenuti e di stile.

Il tema della rilevanza del mercato della comunicazione: è un tema? Ossia perché non sempre si è tenuti in alta considerazione, da governo, aziende, opinione pubblica? Una questione di carenza di ‘carismatiche star’? 

Oggi non si è tenuti in considerazione dal punto di vista della categoria, perché in realtà oggi è tutta comunicazione. Per qualsiasi area dai formaggini alla politica è assolutamente necessaria per arrivare agli obbiettivi che ci si propone di raggiungere. Quanto alle star carismatiche non sono una necessità, ma se corrispondono a sostanza, possono servire per favorire un processo di mimesi.

Giorgio Marino, presidente FILMMASTER PRODUCTIONS.

 

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