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Caffeina: 2022, un anno da montagne russe. Acquisizioni e cambiamenti, consolidando l’offerta di consulting di brand e marketing, per una comunicazione omnicanale, guidata dal digitale. I clienti chiedono agenzie capaci di pensare, non solo eseguire. L’industry deve imparare a fare squadra. Da soli è poco il potere negoziale

Tiziano Tassi, Partner & CEO CAFFEINA

Sta finendo il 2022. Che anno è stato per voi?

Dal punto di vista del business, sono state delle belle montagne russe: siamo partiti molto bene, abbiamo rallentato e deviato a causa della guerra e successivamente ci siamo ripresi nell’ultimo quarter in maniera importante. È stato anche un anno di grosse novità e cambiamenti. Abbiamo concretizzato la nostra prima acquisizione, Nois3, un famoso studio di service design e UX basato a Roma. Abbiamo lanciato Dynamo, la vertical agency per lo sviluppo dei prodotti digitali. Abbiamo portato a bordo nuovi e importanti clienti come Paramount+, Lottomatica, Naïma, Banca AideXa, Ferrarelle, BeRebel per citarne solo alcuni, oltre a importanti conferme.

Quali gli obiettivi raggiunti di cui andate più fieri?

In realtà gli obiettivi che avevamo si sono evoluti molto nel corso dell’anno, seguendo l’approccio dinamico che adottiamo da tempo. Fissiamo obiettivi macro, che seguono una strategia e si evolvono in base all’andamento dell’anno e dei risultati. In questo senso, i nostri traguardi più grandi sono stati il consolidamento di un’offerta di consulting di brand e marketing con diversi grandi clienti che ci hanno scelto per una comunicazione omnicanale, guidata dal digitale. Il lancio di Dynamo, e il rilancio dell’offerta e dei servizi di Digital Media Strategy & Planning con un team del tutto rinnovato che è triplicato nel corso dell’anno, e che ha visto molti nuovi clienti affidarsi a noi.

Contingenza a parte, che cosa augurate all’industry per il nuovo anno. Insomma quali gli ambiti sistemici su cui lavorare pro tutti?

La nostra è un’industry che dovrebbe imparare a cooperare. Il nostro è un mercato frastagliato, in cui le singole agenzie, ma anche i network, hanno molto poco potere negoziale. Dovremmo fare più squadra, e stabilire regole del gioco sul new business. Ci sono clienti molto virtuosi che adottano ottime pratiche: dovremmo premiarli, dargli visibilità, condividerli e chiedere che altre organizzazioni li seguano.

In che direzione va il rapporto con i clienti, su cosa state ragionando per vestire meglio le loro esigenze, a quali ambiti, nuovi servizi, visioni?

I manager chiedono agenzie capaci di pensare e non solo di eseguire. Da anni lavoriamo sulla capacità critica e costruttiva di Caffeina per creare valore e costruire un percorso di accompagnamento e affiancamento che sia di pensiero e non solo di execution. Sono fiero di dire che oggi siamo quel tipo di agenzia, ed è ciò che apprezzano i nostri clienti.

Nell’era della proliferazione dei touch point ha ancora senso parlare di memorabilità delle campagne? Quanto la creatività è in grado di difendere l’efficacia della comunicazione contro velocità e quantità di messaggi e contenuti?

Una comunicazione senza memorabilità o rilevanza è inutile, perché non lascia niente. C’è un grande trade off tra qualità e quantità della comunicazione, il cui punto di equilibrio varia da industry a industry, e sulle risorse a disposizione. Questa è la sfida dei brand e delle agenzie: trovare il giusto punto di equilibrio, facendolo nascere da un confronto e un dialogo che deve partire da un obiettivo e non da un task.

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