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Aida Partners: il 2022 anno di indirizzi strategici innovativi. Fieri di aver accompagnato clienti a tornare a guardare il ‘cosa’ non il ‘come’. I tecnocrati non sono comunicatori. Le comunità devono essere governate da esseri umani, non da algoritmi

Alessandro Paciello, Presidente AIDA PARTNERS

Sta finendo il 2022. Che anno è stato?

Un anno interessante per i profondi cambiamenti in atto nella società italiana che hanno, ovviamente, influenzato la nostra analisi sociologica sugli scenari. Per chi fa il nostro lavoro seriamente, senza inseguire le mode del momento, ma cercando di individuare i trend in atto ancora prima che diventino conclamati – i cosiddetti “segnali deboli” – è stato perciò un periodo estremamente vitale e coinvolgente. Quindi, un anno di indirizzi strategici innovativi, sia per l’agenzia che per i nostri clienti ai quali offriamo la nostra consulenza.

Quali gli obiettivi raggiunti di cui andate più fieri?

Aver ottenuto successo nell’impostazione di profondi cambiamenti culturali in alcuni manager e imprenditori che seguiamo con le nostre attività professionali e di consulenza. Abbiamo inciso nel loro modo di vedere le cose che stavano avvenendo. Gli abbiamo fornito altri occhiali interpretativi e abbiamo ottenuto ottimi risultati, addirittura imprevedibili in partenza. Preferisco non citare nomi per non fare torti a qualcuno e per evitare classifiche ma chi legge si riconoscerà in quanto affermo e sono comunque la stragrande maggioranza dei nostri clienti.

Contingenza a parte, che cosa augurate all’industry per il nuovo anno, insomma quali gli ambiti sistemici su cui lavorare pro tutti?

Ci auguriamo che si esca dalla grande ubriacatura del “come” e si riscoprano le fondamenta del “cosa”. Vediamo intorno a noi una grande corsa alla tecnologia fine a sè stessa, e sempre meno attenzione alle strategie, al racconto, ai contenuti. La supremazia della sola tecnologia sulla parte umana della comunicazione ne decreterà la fine. L’Intelligenza Artificiale non può e non deve sostituire quella umana nell’interpretazione degli scenari socio-politici e nella relativa proposta dei linguaggi e dei segni, ma esserne parte strumentale. Non deve, soprattutto, accecare gli occhi di chi deve essere prima coinvolto emotivamente partendo dal cuore con bagliori digitali, spesso vera e propria spazzatura fatta da chi sa fare il programmatore e il “tecnocrate” ma non il comunicatore. Altrimenti, di noi comunicatori non ci sarà più bisogno. Basterà un computer!

In che direzione va il rapporto con i clienti, a cosa state lavorando per vestire meglio le loro esigenze, a quali ambiti, nuovi servizi, visioni?

La visione è conseguente a quanto detto prima: il ritorno all’essere umano messo al centro di quella che noi definiamo “umanocrazia”, cioè il governo delle comunità da parte degli esseri umani e non da parte degli algoritmi. Come afferma Susanna Tamaro nel suo ultimo libro: “Tornare Umani”! E abbiamo visto che in questo modo colpiamo i nostri interlocutori aziendali proprio al cuore, cosa a cui nessuno sa in fondo resistere. Importanti cambiamenti sono in atto in tal senso. Stay tuned.

Nell’era della proliferazione dei touch point in cosa le relazioni pubbliche possono fare la differenza?

In quello per le quali nacquero: fare, intessere, coltivare, implementare le relazioni umane. Il resto viene da sé.

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