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IAB Italia sul caso Facebook: “Appello agli advertiser ad assumere un ruolo attivo e pretendere dai colossi del web maggiore responsabilità e controllo dei contenuti veicolati sulle piattaforme”

L’ennesimo scandalo che coinvolge Facebook e le conseguenze che ne derivano rischiano di mettere in discussione il settore della pubblicità digitale che si basa su un sistema che non sacrifica la correttezza o la responsabilità dei contenuti per creare audience. L’adv online, così come le informazioni, si basa su un rapporto di fiducia con gli utenti che va mantenuto nel tempo.

Per questo IAB Italia, l’associazione di riferimento della comunicazione digitale con 200 soci tra agenzie, aziende investitrici, editori e AD tech, ribadisce con fermezza la necessità di un comparto – advertiser ed editori – che deve lavorare all’unisono per una comunicazione pubblicitaria digitale etica e responsabile rivolta sempre alle persone e non semplicemente agli utenti.

In nome dell’innovazione spesso si è sacrificata la trasparenza dei processi

È innegabile come l’evoluzione tecnologica portata avanti dai colossi del web abbia migliorato diversi aspetti della nostra industria con ripercussioni positive sia sull’adv digitale, sia sulla fruizione dei contenuti, ma a quale prezzo? In nome degli algoritmi, automatismi da intelligenza artificiale e altre innovazioni tecnologiche si è spesso sacrificato la possibilità di garantire ambienti online sani e attenti all’impatto che parole e video possano avere sulla comunità. Questo perché le piattaforme social hanno come priorità la crescita spasmodica e a ogni costo dei propri utenti e il livello di engagement.

Le piattaforme social possono garantire un ambiente digitale sicuro?

Lo sviluppo tecnologico è fondamentale e come associazione non mettiamo in dubbio le sue potenzialità, ma vorremmo che sia un’opportunità guidata e opportunamente regolamentata. Per fare questo è necessario tracciare dei confini chiari all’insegna di una maggiore etica digitale che deve diventare una caratteristica di tutti gli attori della filiera. Una caratteristica divenuta già una prerogativa per il consumatore di oggi che non si sofferma solo sulla qualità del prodotto che compra, ma cerca nelle sue scelte di acquisto brand che condividono i suoi stessi valori.

Quale sicurezza offrono oggi piattaforme come Facebook ai marchi che pubblicizzano i propri prodotti in contesti online dove non c’è nessun filtro tra messaggi di odio, fake news e disinformazione? Se il legislatore – europeo o italiano – fatica a velocizzare il processo di regolamentazione delle big tech, il cambiamento può arrivare dal settore e in primis da chi, gli investitori, oggi ha il potere di poter cambiare le cose.

Regole e maggiore responsabilità per tutelare chi corre il rischio di “subire” le dinamiche imposte dagli algoritmi

Per questo, così come la presa di posizione intrapresa in passato da alcuni grandi brand, chiediamo alle aziende investitrici di pretendere dai colossi del web maggiore responsabilità e controllo dei contenuti veicolati sulle piattaforme. Questo porterebbe verso un mercato che si evolve in maniera sostenibile: solo se tutti gli operatori del settore – i colossi del web in primis – lavoreranno nel rispetto delle regole, si potrà far crescere la fiducia delle persone verso il contesto digitale.

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