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Faccia a faccia con imprenditori e Ceo della comunicazione. Raffaele Bifulco: ottimista per lo sguardo lungimirante e l’audacia di chi (af)fidandosi crede nell’investimento in comunicazione come prima forma di difesa

Qual è la tua visione per affrontare il futuro, su quali paradigmi fondi il tuo credo?

Riprendo il pay off di Seletti che recita: (R)Evolution is the only solution. L’Evoluzione/rivoluzione è la linfa di ogni forma di commercio ed è alla base della mia filosofia manageriale e imprenditoriale, che ho la fortuna di condividere con la mia socia Anna Paterlini e con il team.

 Cosa ti è maggiormente dispiaciuto constatare nell’anno appena trascorso?

Il claim di NEWU dell’anno appena trascorso è stato: Never waste a good crisis. Il senso di dispiacere fortunatamente ha albergato in noi giusto nei primi momenti di spaesamento. Poi, recuperare coraggio e voler affrontare de visu una situazione nuova e sfidante, cercando di evitare retorica e mantenendo uno sguardo lucido e solido, è stato il nostro atteggiamento predominante. È stato e continua ad essere un allenamento difficile, ma anche per questo rinvigorente. Anche grazie allo sguardo lungimirante e all’audacia di clienti come AG Group che, pure a fronte della profonda crisi del settore turistico, hanno creduto nell’investimento come prima forma di difesa e si sono (af)fidati a noi in questi mesi.

Se fossi CEO o CMO di un brand che investe in comunicazione come agiresti? Insomma, potendo dare consigli quali senti di dare al mercato dei clienti?

Come per chiunque altro CEO o CMO, è un momento nuovo anche per me, quindi non potrei dare consigli pragmatici. Posso tuttavia suggerire una suggestione che va a solleticare il ricordo di cosa significhi per le persone il senso di fedeltà, di appartenenza e di comunità. Una canzone evolutasi in inno: “When you walk through a storm | Hold your head up high | And don’t be afraid of the dark | At the end of a storm | There’s a golden sky […] | You’ll never walk alone”. Ascoltato direttamente all’Anfield di Liverpool è un’esperienza unica.

Ritieni di essere riuscito a concretizzare per la realtà che capitani il modello di business ideale? Se sì, perché,? Se no, idem; e se in parte, a che punto del percorso sei? 

Siamo nati osservando New York dalle finestre degli uffici di R/GA da cui riprende talune ispirazioni e aspirazioni. Per quanto governata da persone con alle spalle un lungo allenamento, NEWU è giovane e con un ambizioso posizionamento consulenziale che va dall’esplorazione dei trend fino ad attività di open innovation. I quattro programmi su cui si fonda il nostro modello di business, che hanno l’obiettivo di accompagnare in maniera agile il cliente nel raggiungimento dei suoi obiettivi, hanno trovato un assetto soddisfacente; tuttavia, ritendendo il business (e l’azienda) un organismo vivente, quindi mutevole per definizione, l’aspettativa è di una costante e funzionale trasformazione.

 Si chiude il 2020. Un anno non facile; cosa ha rappresentato per te?

Sono un sostenitore della prima ora dell’approccio phygital e la spinta propulsiva in questa direzione che ci ha lasciato il 2020 è per me conferma ancora una volta della direzione scelta oltre che dello spirito con cui guido la sua continua costruzione ed evoluzione –  grazie anche alla sponda intellettuale ed esperienziale di Pietro Maestri – verso un modello sempre più consulenziale in un’ottica di technological transformation.

Essere oggi leader: qual è la principale dote che bisogna possedere?

Da un leader mi aspetterei l’antichissima arte dell’ascolto.

Successi, progetti, quali vuoi menzionare come emblematici della tua impostazione?

Il progetto di lancio dell’album “SAD – Storm and drugs” di Dardust sicuramente perché riassume perfettamente il percorso che un brand, in questo caso Sony Music e Spotify, compie attraverso i nostri quattro programmi dedicati; infatti, si aggiungono a quelli citati prima, anche la ricerca di un concept forte e il governo della produzione, tutto in house. La nostra visione, messa in atto in questo progetto e confermata dai cambiamenti globali che abbiamo visito negli ultimi mesi, è di un futuro dove “intimità” e “larga scala” non si escludono a vicenda. Uno scenario dove progetti “circoscritti” ma mirati riescono ad aver l’impatto dei “grandi” numeri.

Il tema della rilevanza del mercato della comunicazione: è un tema? Ossia perché non sempre si è tenuti in alta considerazione, da governo, aziende, opinione pubblica? Una questione di carenza di ‘carismatiche star’? 

Il sistema comunicazione italiano credo pecchi di autoreferenzialità, che è l’anticamera dell’isolamento; ma d’altronde quale settore ne è immune? Se si vuole una certa risposta, dipende da come si pone la domanda.

Raffaele Bifulco, NEWU.

 

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