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Serviceplan Group: un 2022 a +30%. Abbiamo ricreato in Italia il modello tedesco dell’integrazione, con talenti eccellenti in tutti i campi e con radici e competenze profondamente italiane. La creatività strategica è sempre leva che apre la porta alla comprensione e all’accettazione dei messaggi

Giovanni Ghelardi, Partner e Ceo GRUPPO SERVICEPLAN ITALIA.

Sta finendo il 2022. Che anno è stato?

Il 2022 è stato un anno di grande e improvvisa ripresa. E credo che lo sia stato un po’ per tutti. Noi abbiamo chiuso a giugno l’anno fiscale con una crescita del 30%. Ma devo dire che se guardiamo agli ultimi cinque anni, il Gruppo Serviceplan in Italia, con alti e bassi, è cresciuto in modo importante: senza acquisizioni parliamo del 120%. Insomma, in questo decimo anno di vita possiamo essere orgogliosi e trarre un bilancio positivo.

Quali gli obiettivi raggiunti di cui andate più fieri?

Certamente le competenze che siamo riusciti a mettere in campo! Oggi molti parlano di integrazione ma per poter realizzare davvero un progetto integrato servono due cose: una specializzazione non di facciata ma forte e verticale nelle aree più importanti, come strategia, creatività, design, media sia online sia offline, digitale, tecnologia e produzione. E una cultura che consenta di metterle a fattor comune. Noi, con la nostra House of Communication, abbiamo ricreato in Italia il modello tedesco dell’integrazione, con talenti eccellenti in tutti i campi e con radici e competenze profondamente italiane.

Contingenza a parte, che cosa augurate all’industry per il nuovo anno. Insomma quali gli ambiti sistemici su cui lavorare pro tutti?

La nostra industry sta attraversando un momento complesso e incredibilmente interessante. Mai come oggi fare pubblicità a servizio completo significa avere competenze che fino a qualche anno fa non si potevano nemmeno immaginare. Ecco, questa è la vera sfida. Affrontare la trasformazione con serietà e consapevolezza, unire le forze per mettere a disposizione dei giovani percorsi di studio e di formazione adeguati. E in questo le associazioni di categoria come UNA, UPA, ADCI, IAB, sono in campo con grande impegno. E anche noi cerchiamo di dare un contributo: nel 2023 presenteremo insieme a GfK e con il supporto di RAI, Sole24Ore, IGP Decaux, ADC Group e UPA, l’ottava edizione di Best Brands, lo studio che ogni anno ci aiuta a comprendere qualcosa in più sulla forza della Marca in Italia.

In che direzione va il rapporto con i clienti, su cosa state ragionando per vestire meglio le loro esigenze, a quali ambiti, nuovi servizi, visioni?

La nostra definizione di servizio al cliente è partnership. E non a caso ci definiamo ‘Best Partner to build Best Brands’. Essere partner di una azienda significa prima di tutto essere noi stessi imprenditori e comprendere le dinamiche di business che sono dietro ad ogni operazione di comunicazione. Solo così si riesce a decodificare l’esigenza di un cliente. Immedesimandosi e ragionando in termini di obiettivi. Oggi più che mai, vista la complessità degli strumenti a disposizione che spesso mettono in difficoltà chi opera nel marketing e deve scegliere un percorso una tecnologia o una piattaforma nuova.

Nell’era della proliferazione dei touch point ha ancora senso parlare di memorabilità delle campagne? Quanto la creatività è in grado di difendere l’efficacia della comunicazione contro velocità e quantità di messaggi e contenuti?

Assolutamente sì. Sarebbe un grave errore pensare esclusivamente alla rilevanza di un messaggio. O solo all’efficienza. Entrambe sono caratteristiche importanti ma una campagna deve prima di tutto andare dritta al cuore dei consumatori. La creatività strategica è e sarà sempre la leva che apre la porta alla comprensione e all’accettazione di un messaggio e oggi, con i dati che abbiamo a disposizione, intercettare le leve giuste è maggiormente possibile rispetto a prima. Ma non senza il talento di chi, con poche parole e con poche immagini, è capace di scatenare l’emozione e rendere memorabile una campagna. Oggi come ieri.

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