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‘Inspiring Words’: Smart Working, è una filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Lo smart working all’epoca del Covid-19 è morto

Inspiring Words’, Smart Working, di Raffaele Crispino, Ceo Project&Planning e Coordinatore Dipartimento Change Management AINEM.

Lo smart working è una filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati (fonte: Osservatorio Smart Working, POLMI). Un nuovo approccio al modo di lavorare e collaborare all’interno di un’organizzazione che si basa su quattro pilastri fondamentali: revisione della cultura organizzativa, flessibilità rispetto a orari e luoghi di lavoro, dotazione tecnologica e spazi fisici. All’epoca del Covid-19, però, lo smart working è ‘derubricato’ a remote working, dove l’obbligo di stare a casa fa venire meno la carica innovativa dello smart working come paradigma organizzativo che riflette il cambiamento, ovvero l’evoluzione delle comunità, del modo di vivere e di essere lavoratore o leader. Lo smart working mette al centro dell’organizzazione la persona con lo scopo di far convergere gli obiettivi personali e professionali con quelli dell’azienda e aumentare la produttività. Non basta introdurre alcuni giorni a settimana di lavoro da casa, riorganizzare le scrivanie in un grande open space e investire nelle infrastrutture ICT. Certo, include questi aspetti ma ne integra molti di più, che si poggiano su di un cambiamento culturale e strutturale dell’organizzazione e della visione delle risorse umane e del ruolo dei capi, che sono i veri abilitatori delle potenzialità dei loro team. Dall’ufficio come obbligo, all’ufficio come scelta e luogo dove vale la pena andare. Un passaggio difficile da operare, ma straordinariamente potente nei risultati, che ha bisogno di una articolata programmazione, che prenda in considerazione tutti gli aspetti della vita d’ufficio e dell’employee journey experience.

Un viaggio abilitato dalla tecnologia, costantemente presente nelle nostre vite, ma troppo spesso lasciata fuori dai nostri uffici. Qui smart significa ridefinire spazi e procedure alla luce di nuova flessibilità, per essere sempre accessibili e disponibili in modo ‘intelligente’ e collaborativo, eliminando colli di bottiglia e favorendo, nel rispetto del proprio work-life balance, il raggiungimento degli obiettivi di produttività, autonomia e responsabilizzazione.

Lo smart working all’epoca del Covid-19 è morto. Viva lo smart working!

Libro consigliato: K. L. Hartog, A. Solimene , G. Tufani, The Smart Working Book: L’età del Lavoro Agile è arrivata. Finalmente! 2015

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