‘Inspiring Words’, Silenzio di Marco Ardemagni, Conduttore radiofonico, autore, scrittore.
Uno stormo di cornacchie si è stabilito nel cortile sul retro. Anche stamattina, prima del collegamento con gli studi di Radio Rai, il loro grido è il primo suono che sento. L’unico, in effetti. Mancano i rumori delle auto in lontananza; so che tra poco mancheranno anche le voci con cadenza alto-bergamasca degli operai che stanno ristrutturando la casa vicina. Da qualche giorno non scendono più. Mi sorprendo ad augurarmi che stiano tutti bene, mentre sperimento il silenzio dell’alba, tra un grido di cornacchia e l’altro. Accendo il pc, connetto scheda audio, cuffia e microfono. Non è così che sono abituato a lavorare, solo nel silenzio di una cucina. Alle sei meno dieci, due mesi fa, mi trovavo già in uno studio affollato e traboccante di suoni. Ma questo silenzio casalingo, nemmeno troppo turbato dalle cornacchie, mi è ormai familiare. Me lo godo ancora un po’ prima di collegarmi con la sala controllo. La voce del tecnico che mi saluta è la prima che si rivolge a me da dodici ore. Tra poco saremo noi a produrre suono e a diffonderlo in altre case dove domina il silenzio. Nel farlo, il breve delay tra le nostre voci, causato dalle connessioni remote, crea lievi disturbi di ritmo, pause innaturali, silenzi che non mi lasciano tranquillo. Rimpiango le grandi pause del rock.
Lettura suggerita: Jennifer Egan – Il tempo è un bastardo – Minimum Fax, Roma 2011 (in particolare: capitolo 12 – Le grandi pause del rock di Alison Blake)