‘Inspiring Words’, Linguaggio (del mercato), di Pier Paolo Pasolini
“Ogni lingua – scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1973 – è composta di varie lingue specialistiche, particolari o gergali. Fino a qualche anno fa alla guida dell’italiano c’era la lingua letteraria, cioè una lingua tipica della sovrastruttura. Assistiamo a un fenomeno nuovo e madornale: alla guida dell’italiano non c’è più una lingua della sovrastruttura, ma una lingua dell’infrastruttura. Cioè la lingua delle aziende, del mercato. Quest’ultima è una lingua comunicativa, e semplicemente comunicativa. Chi deve offrire della merce deve farsi immediatamente capire da chi la richiede; chi deve produrre, deve farsi immediatamente capire da chi deve consumare … Se ci si rivolge alla ‘massa’, il discorso deve essere assolutamente comprensibile: non solo, ma non deve neanche porre il problema della comprensibilità. Dev’essere perfettamente normale, come sono sempre infatti i discorsi nei giornali e soprattutto alla televisione. Se dunque la lingua-pilota è questa, tutto lo spirito dell’italiano perderà i particolarismi e l’espressività per acquistare in comunicatività pura. Si tratta certo di un impoverimento, di una ‘perdita di umanità’. Quanto ai giovani, stanno adottando questo modo di parlare omologato e tutto uguale: anche coloro che si battono contro la società che lo esprime”.