‘Inspiring Words’, Invulnerabilità, di Roberta Liberale
Sono state molte le pandemie nel corso della storia, dalla peste nera del Trecento con oltre 20 milioni di vittime, all’influenza spagnola dei primi decenni del ‘900 che colpì un terzo della popolazione mondiale, sino a giungere a quelle del nuovo millennio: dal virus H1N1 del 2009, a oggi, con il Sars-CoV-2, dichiarato pandemia dall’OMS l’11 marzo 2020.
Ancora una volta, il genere umano si è trovato a mettere in forte discussione la propria idea di invulnerabilità, sentendosi fragile di fronte ad un nemico invisibile e molto pericoloso che neanche “muri” e confini sono in grado di trattenere.
Ciò che porta l’umanità a credersi invulnerabile è l’ambizione che la spinge a sentirsi lontana da ogni pericolo, immunizzata e radicata in effimere certezze, nonostante la vita sulla terra, come da una ricerca di Millo del Weizmann Institute of Science di Israele, sia costituita soltanto dallo 0,01% dall’essere umano.
La consapevolezza dei nostri limiti e un maggior senso di responsabilità, potrebbero aiutarci oggi a limitare un altro enorme problema che dovremo affrontare al più presto: il riequilibro tra ecosistema naturale e spazio antropizzato.
Libro consigliato: “A fragile life: Accepting our vulnerabilty” di Tood May