‘Inspiring Words’, Compassione, di Fabrizio Bellavista – Esperto in Digital Transformation e coordinatore AINEM dipartimento Sharing Economy
Il riappropriarci dei significati profondi di un termine risulta un’operazione salvifica nei momenti di emergenza. Parto con la percezione comune del termine “compassione” che ha in sé una duplice interpretazione: quella vicina alla pietà e che ha avuto uno sviluppo erudito/cristiano e quella popolare confacente con il disprezzo. Ma le radici di questo termine davvero portano a ciò? Nel Dizionario Treccani il termine compassióne viene dal latino tardo compassio-onis, derivazione di compăti «compatire», per calco del greco συμπάϑεια-sym patheia. Per esempio, i sofisti sostenevano che il sentimento della compassione potesse essere suscitato nelle persone che assistevano ai loro discorsi.
Dunque, andando alle radici, il significato si arricchisce, si apre, alleviando il vuoto contemporaneo che soffriamo maggiormente nei momenti di emergenza: la parola ha un rapporto con le sue radici come la moneta lo aveva con l’oro in giacenza che ne garantiva il valore. D’altro canto, spostandoci in oriente, ci viene offerta la ricetta del Dalai Lama: “La compassione ci dà una forza interiore e una fiducia in noi stessi che ci permettono di ridurre le nostre paure e restare calmi”.
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Libro consigliato: “Le emozioniche fanno guarire”, Mondadori, Dalai Lama e Daniel Goleman.