‘Inspiring Words’, Balcone, di Giada Cipolletta, Digital Strategist e Coordinatrice Dipartimento Neurowriting AINEM.
Inutile negarlo, in questi mesi di isolamento siamo un po’ tutti fuori…
come un balcone!
Il balcone in lockdown diventa un palco, quella loggia che si affaccia sul
teatro del mondo e ci rende attori e spettatori della messa in scena della
nostra vita, ai tempi del Coronavirus. La regia di questo spettacolo è di
un parassita cinese che ha raggiunto la popolarità contagiando tutto il
mondo, tant’è che vogliono dagli l’Oscar per la Pandemia. Ognuno riveste svariati ruoli, più o meno consapevolmente: l’inquisitore controllore, il prossimo concorrente di X Factor, l’aperitivista, il chitarrista alla Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, lo scrutatore introverso, la gossippara, quello con la mascherina e i guanti di lattice (medico appenarientrato dal turno, serial killer o igienista paranoico?), il telefonista, il single rimorchione, il decifratore di decreti, l’impastatore, lo spacciatore di lievito, il ginnasta digitale, il
prana-hunter yogico, il tabagista, l’abbronzatissimo, il logorroico, il
ninja che parla ma non lo vedi, lo smart worker imbruttito. Scene di
ordinaria quarantena, nelle quali il balcone è stato eletto a luogo del
rituale, durante il sacrificio di milioni di persone. Lo spazio che fa
respirare una nuova socialità da cui scrutare la speranza che certe scene
ritornino a essere parte di qualche classicone del grande schermo come ‘La finestra sul cortile’ di Alfred Hitchcock. Perché va bene la
partecipazione, meravigliosa la condivisione e, se fosse sincero, ancor
più nobile il patriottismo, ma nulla è come scavalcare il balcone, alla
ragionier Ugo Fantozzi quando prende l’autobus al volo, e andare alla
scoperta del mondo.