Antonella Lupica, Managing Director GOLIN ITALY
E’ finito il 2022. Che anno è stato per voi?
Il 2022 per noi è stato un anno decisamente importante. Non solo per l’acquisizione dei nuovi clienti e per un bilancio che si chiude con una crescita importante. È stato soprattutto l’anno del consolidamento di Golin in Italia. Abbiamo inaugurato la nuova sede romana e siamo riusciti a comporre la squadra che volevamo: solida, collaborativa e compatta ma, allo stesso tempo, eterogenea. Nella quale i nostri clienti possono trovare non solo un ottimo livello di ‘tradizionali competenze’ delle relazioni pubbliche, ma anche professionalità ‘laterali’ che sfociano nel management, nell’analisi dei dati, nel marketing. Abbiamo tra noi anche un counselor per tutte le attività di training in comunicazione per i manager. Abbiamo messo in piedi un gruppo in grado di fornire tutto quello che serve anche ai clienti più complessi, che parlano linguaggi diversi per sentirsi pienamente compresi e soddisfatti, che sono in fase di cambiamento e con i quali percorriamo una strada a tratti difficile ma arricchente. Infine, abbiamo definitivamente abbattuto il concetto di “seniority”. In un mondo che viaggia al ritmo di Tik Tok, Twitch e nuove stanze di conversazione che nascono ogni giorno, il ‘junior power’ e il ‘reverse mentoring’ sono imprescindibili.
Quali gli obiettivi raggiunti di cui andate più fieri?
Ovviamente di tutti! Ma soprattutto siamo fieri di aver fatto nostro e messo in pratica ogni giorno quanto la pandemia ci ha insegnato. Tutto sommato, Golin è un’azienda giovane nel contesto delle relazioni pubbliche italiane ed è già stata capace di reinventarsi completamente. Non solo: abbiamo capito che l’obiettivo più importante, da cui conseguono quelli economici e del successo in generale, sarà sempre e sempre di più la capacità di essere ‘liquidi’ e di assumere la forma, in continua evoluzione, del mercato. Per questo, se il prossimo anno mi farà la stessa domanda scoprirà che Golin, pur avendo una chiara direzione, sarà già diversa da quella che incontra oggi attraverso le mie parole.
Contingenza a parte, che cosa augurate all’industry per il nuovo anno, insomma quali gli ambiti sistemici su cui lavorare pro tutti?
Per risponderle mi affido a tre parole chiave. Collaborazione, è tempo di riformulare completamente le logiche competitive di questa industry. In Golin diciamo spesso che la collaborazione è il nostro superpotere. Questo perché crediamo che la collaborazione tra noi e i clienti, tra noi e i nostri partner sia davvero la scintilla che ci ispira e muove tutti verso il raggiungimento degli obiettivi comuni. Vantiamo collaborazioni bellissime con aziende di settore a noi complementari e di cui andiamo fieri. Per questo, ad esempio, siamo anche molto felici di far parte attivamente di UNA e di contribuire a un’evoluzione reale delle relazioni pubbliche. Ed evoluzione la seconda parola chiave. Che passa dalla disponibilità a non considerare più l’esperienza passata come un dogma monolitico e sterile, ma, al contrario, come una porta d’accesso al nuovo. Alla riformulazione dei paradigmi. E arriviamo alla terza parola chiave: innovazione. A tutto tondo. Dal nostro modo di vedere, per innovare davvero è necessario avere una visione a lungo termine. Un obiettivo di grande cambiamento, destinato a migliorare la vita di tutti. Nella mia esperienza, le aziende che hanno fatto scelte animate dal raggiungimento degli obiettivi a breve termine hanno completamente perso quella capacità di ‘vedere attraverso’ e innovare. La visione a breve termine è per me il vero limite dei manager e delle aziende italiane oggi. La nostra industry ha il dovere di dare una sveglia a queste aziende per ricominciare a costruire, a sognare. Collaborazione, evoluzione, innovazione. Non sono concetti astratti che si studiano, si pensano o si programmano, ma sono azioni concrete che noi cerchiamo di vivere e mettere in pratica ogni giorno per proporci ed essere sempre motore di cambiamento.
In che direzione va il rapporto con i clienti, a cosa state lavorando per vestire meglio le loro esigenze, a quali ambiti, nuovi servizi, visioni?
I clienti, perlomeno per quanto ci riguarda, sono tornati a mettere in primo piano la strategia. Che è alla base di una creatività davvero innovativa e in grado, alla fine del percorso, di produrre risultati inediti. In secondo luogo, la qualità della relazione è tornata ad occupare una posizione di primo piano. Ed è molto importante. Banalmente, noi siamo ‘costruttori di relazioni’ tra i nostri clienti e i loro interlocutori. Ma, in questo ruolo, siamo credibili solo se noi siamo capaci, in primis, di attivare relazioni fertili tra noi e con i nostri clienti. D’altra parte, anche rispetto ad altre aree della comunicazione, le relazioni pubbliche hanno punti di complessità e sensibilità in più. Non siamo fornitori e valutati sull’efficacia di una singola campagna o su un’idea creativa. Noi lavoriamo su ‘percorsi’. Ed è completamente diverso.
Nell’era della proliferazione dei touch point in cosa le relazioni pubbliche possono fare la differenza?
La ratio di questa parola d’ordine del marketing, a cui mi permetto di aggiungere l’onnipresente ‘experience’, è il concetto di contatto. Che è, a tutti gli effetti, il cuore del nostro operato. Rispetto ad altre discipline della comunicazione, le relazioni pubbliche hanno il privilegio di lavorare su orizzonti e progettualità di ampio respiro. Se la campagna pubblicitaria rappresenta la seduzione che deve far scattare il colpo di fulmine, la campagna Pr ha il compito di trasformare quella prima fascinazione seduttiva in un rapporto d’amore che si rinnova nel tempo senza perdere mai di intensità.