Qual è la tua visione per affrontare il futuro, su quali paradigmi fondi il tuo credo?
Indipendentemente dalla situazione che stiamo vivendo, era già evidente da tempo (e oggi risulta lampante) come l’organizzazione delle attività di comunicazione necessiti di importanti interventi di potenziamento. Ogni attività da realizzare presenta oggi, rispetto a un tempo, una complessità crescente e la necessità di un maggior numero di risorse umane ed economiche per essere affrontata. Lo scenario in cui si trovano ad operare le imprese e tutti gli stakeholder del settore comunicazione presenta un grado di sfida estremo, molto spesso così tanto sfidante da non riuscire ad essere superato brillantemente, con la conseguente invisibilità dei messaggi e delle iniziative.
La personale visione che guida i miei contributi al board dell’agenzia è di rispondere a questo aumento di sfida con la ricerca di nuovo tempo utile unito all’allargamento della base di competenze di tutta la struttura. Trovo assolutamente evidente che ciascun collega affronti continuamente, su ogni progetto, stress e criticità, a volte contenuti ma spesso impattanti. Stress e criticità, seppur non menzionate nei documenti di brief, sono una caratteristica assolutamente fondamentali da considerare nella vita dei progetti. La gestione di queste componenti non può essere delegata al team o al singolo membro ma devono essere necessariamente
di competenza dell’intera struttura. La struttura deve permettere una gestione del tempo adeguata allo sviluppo di pensieri, strategie e creatività e dotare i vari team di risorse umane ed economiche abbondati. La struttura stessa deve poi organizzare i propri spazi e i propri tempi in funzione di una migliore qualità di vita professionale, anche riproporzionando, se necessario, le logiche di immagine e rappresentanza dell’agenzia. Più tempo per pensare, più braccia per agire, in spazi meglio progettati per la vita professionale e in grado di agevolare la vita personale di ciascun individuo.
Cosa ti è maggiormente dispiaciuto constatare nell’anno appena trascorso?
Sicuramente l’impoverimento delle relazioni esterne. La tremenda crisi che ha colpito ogni ambiente di lavoro ha generato uno spontaneo rifugio degli individui in sè stessi. Ciascuno sta lottando per la propria causa personale mentre il bene comune rischia di essere perso di vista. Chi ha visto sfuggire lavoro o opportunità ha lottato per resistere, chi si è trovato in mano grandi opportunità ha lavorato a testa bassa isolandosi per non vedersele sfuggire. Il risultato è che oltre ad essere tutti molto spaventanti, siamo anche un po’ più soli.
Se fossi Ceo o Cmo di un brand che investe in comunicazione come agiresti, insomma, potendo dare consigli quali senti di dare al mercato dei clienti?
Sarebbe assurdo non pensare ad organizzare diversamente le attività. Sarebbe altrettanto assurdo arroccarsi in difesa o restare immobili per la paura di sbagliare o di non farcela. Indubbiamente toccasse a me direi: “Meno ma meglio”. Molte iniziative che in questi anni abbiamo visto attivarsi hanno avuto scarso impatto e risultati discutibili, di contro iniziative importantI vedono spesso le proprie risorse cannibalizzate dal proliferare delle iniziative. Ritengo personalmente che questo modo di agire crei inefficienze molto rilevanti e disperda sforzi e risorse.
Ritieni di essere riuscito a concretizzare per la realtà che capitani il modello di business ideale, se sì perché, se no, idem e se in parte a che punto del percorso sei?
Penso che il modello di business ideale sia strettamente legato al punto del percorso in cui si trova un’impresa. E’ sicuramente vero nel nostro caso: in numerose occasioni ci siamo sentiti ottimamente posizionati e organizzati per poi accorgerci dopo qualche tempo di avere assoluta necessità di fare un passo oltre. Conquistare un punto per poi restarci fermi dentro mentre tutto fuori si muove non è a mio parere un buon modello da applicare. Il nostro statement è: lavorare molto meglio per lavorare molto meno. Molti pensano sia impossibile, altri pensano sia solo una falsa promessa a noi stessi. Siamo pronti a testimoniare che è fattibile, guadagnando spazio giorno dopo giorno. Non c’è un momento in cui sei arrivato all’obbiettivo, devi lavorare continuamente per far si che il giorno che vivrai domani sia meglio di quello che hai vissuto oggi.
Si chiude il 2020. un anno non facile, cosa ha rappresentato per te?
Se pensi che io risponda che è stato un anno di grandi sfide sbagli di grosso! E’ stato un anno di merda, punto. Un anno di merda in cui è stato necessario per noi, e forse per molti altri, modificare priorità, riorganizzare processi, procrastinare idee. Un dispendio di tempo ed energie enorme, che ha rallentato tutto quello che realmente ci importava perseguire. Qualcuno potrebbe obbiettare che comunque si sono imparate molte cose nuove, che nelle sfide ci si guadagna sempre qualcosa. Sono d’accordo è sicuramente vero, ma è altrettanto vero che avremmo imparato molte più cose seguendo i nostri programmi di sviluppo, impiegando per giunta un decimo del tempo e degli sforzi.
Lo abbiamo scritto anche sul nostro sito: “ok tutto quello che è stato ma ora anche basta”.
Essere oggi leader: qual è la principale dote che bisogna possedere?
Indubbiamente la lucidità di non prendere scorciatoie, di non decidere superficialmente, di non procrastinare le soluzioni ai problemi. Neanche dei più piccoli. Soprattutto se sono problemi che affliggono altri e non te stesso. Se alle persone con cui lavori risulta evidente che sei tu, in qualità di donna o uomo di responsabilità, ad essere il primo interessato a gestire al meglio attività/richieste/necessità altrui, non avranno alcuna titubanza ad accompagnarti per la strada tracciata anche quando il percorso dovesse diventare impervio.
Successi, progetti, quali vuoi menzionare come emblematici della tua impostazione?
Il pensiero andrebbe automaticamente a nomi di clienti e progetti, ma chiedo il permesso in questo caso di citare altro, pur rivolgendo loro il sincero ringraziamento per aver riposto la loro fiducia in noi. In questi mesi, di grande emergenza, mi sono visto affidato paure, preoccupazioni e destini. Ciascuna donna e ciascun uomo in agenzia mi ha dichiarato in parole e fatti, di fidarsi di ogni mia scelta. Non posso che citare questo come risultato d’onore del mio personale modo di operare all’interno del board dell’agenzia.
Il tema della rilevanza del mercato della comunicazione: è un tema? Ossia perché non sempre si è tenuti in alta considerazione, da governo, aziende, opinione pubblica? Una questione di carenza di ‘carismatiche star’?
La rappresentanza è certamente una questione molto importante. Non ho elementi per dare un mio personale contributo poiché non affronto direttamente le dinamiche associative del nostro settore tuttavia ne seguo interessato gli sviluppi e ho potuto notare l’evidenza di nuove energie e rinnovate forze al lavoro. Certamente è una tematica complessa, il comparto comunicazione non è il solo ad avere difficoltà ad essere rappresentato. Personalmente non credo sia mancanza di carisma o di front-man, penso piuttosto che sia da riformare l’idea associativa e il modello operativo della stessa. Date le evidenti criticità strutturali nella macchina di gestione del paese, una delle domande che mi pongo è a chi sia più utile rivolgere le azioni di rappresentanza e gli sforzi di promozione e comunicazione del comparto.
Sebastiano Furio, Ceo o, come lui si definisce, Company Logic, COPIAINCOLLA.