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Gioco truccato in Cina: il banco vince sempre. Zhang Yiming si ‘dimette’ da TikTok (e tre indizi fanno una prova)

Zhang Yiming, Amministratore Delegato ByteDance

Che cosa sta succedendo in Cina con le tech company? Per la risposta si potrebbe citare Agatha Christie: “un indizio è solo un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tra indizi fanno un prova”. E di indizi che qualcosa non funzioni nel rapporto tra l’onnipotente PCC e gli unicorni cinesi ce ne sono molti.

L’ultimo in ordine di tempo. L’Amministratore Delegato e co-fondatore di TikTok – o meglio di ByteDance, la società cinese di controllo del social media così diffuso in occidente – Zhang Yiming, ha comunicato l’intenzione di ‘dimettersi’ dalla carica a fine anno, lasciando il posto a Liang Rubo, un fedele esecutore della linea del partito. “Penso che qualcun altro possa guidare meglio il progresso in aree come una migliore gestione quotidiana delle nostre attività”, ha scritto Zhang Yiming in una lettera aperta a ByteDance, poi resa pubblica dalla società. “La verità è che mi mancano alcune delle capacità che renderebbero un allenatore ideale. Sono più interessato ad analizzare i principi organizzativi e di mercato e sfruttare queste teorie per ridurre ulteriormente il lavoro di gestione, piuttosto che gestire effettivamente le persone. Allo stesso modo, non sono molto socievole, preferisco attività solitarie come essere online, leggere, ascoltare musica e fantasticare su ciò che potrebbe essere possibile”.

Non ricorda un po’, con le dovute cautele relative a una persona che vale circa 17 miliardi di dollari (secondo Forbes) le lettere di autocritica che i ‘reprobi’ membri del Partito Comunista Cinese firmavano durante la Rivoluzione Culturale maoista?

D’altra parte, alla fine della diatriba tra gli USA a TikTok con l’elezione di Joe Biden alla presidenza, il mese scorso TikTok è diventata una delle 13 piattaforme invitate dalle autorità di regolamentazione cinesi ad aderire a normative più severe nelle loro divisioni finanziarie, come parte di una più ampia spinta per tenere a freno le società tecnologiche. Perché questa sembra essere al momento la criticità insormontabile per il PCC: i tech giant vorrebbero contare di più in ambito, se non proprio politico, almeno istituzionale.

Jack Ma, Founder Alibaba

Si era già visto questo stesso processo colpire Jack Ma, il fondatore di Alibaba e del suo braccio finanziario Ant, sparito di scena per tre mesi dopo aver criticato il sistema bancario nazionale, pubblico e controllato dal PCC nella sua totalità, dicendo che la banche cinesi operavano con “logiche da banco dei pegni”. Oltre alla sparizione, era stato bloccato un aumento di capitale di Ant (sarebbe stato il maggiore della Borsa di Hong Kong) e ne era stata regolamentata drasticamente la possibilità di intervento nei mercati finanziari. La lezione è servita, e il redivo Jack Ma non ha in seguito più proferito parola su questi scottanti argomenti.

Colin Huang, Founder Pinduodo

Ma gli ‘indizi’ non si fermano qui: è uscito di scena a 41 anni anche Colin Huang, il fondatore della piattaforma di eCommerce Pinduodo, e l’antitrust mandarina ha messo in guardia altri colossi, come Tencent e Meituan. Il messaggio, implicito in stile Celeste Impero, ma chiarissimo per gli interessati e per tutto il mondo che vi ruota attorno, è sempre quello: “Godetevi e vostri soldi e non date fastidio”.

Altrimenti il PCC può farvi cadere in fretta dal vostro piedistallo. Nel futuro della Repubblica popolare ‘arricchirsi’ sarà un concetto sempre meno glorioso all’interno del Partito comunista cinese. O meglio, l’arricchimento dovrà avvenire nei tempi e nei modi decisi dal Partito e più precisamente da Xi Jinping. Fine della discussione. E sembra che anche gli unicorni tech si stiano adeguando in fretta.