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“AI, prezzi dinamici, dati di prima parte: occorre che l’eCommerce si faccia ascoltare ancora di più a Bruxelles mentre si definiscono le norme”. Il messaggio di Luca Cassetti di Ecommerce Europe agli stakeholder della filiera

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“Le norme europee sono talvolta sproporzionate rispetto ai problemi che regolano“, ha esordito stamattina in un colloquio con Roberto Liscia, presidente di Netcomm, il Segretario Generale di Ecommerce Europe, Luca Cassetti. Ecommerce Europe è un’organizzazione sovranazionale che raggruppa eCommerce di 23 paesi associati, tra i quali ovviamente l’Italia. Per questa ragione è essenziale essere rappresentati a Bruxelles da una struttura che funga da stakeholder e rappresentanti anche l’opinione di chi in questo comparto lavora e ha un punto di vista, parziale ma effettivo, di quali siano i veri problemi e gli autentici scogli da affrontare.

“Sta cambiando l’approccio della Unione“, ha proseguito Cassetti,”passando da un filosofia legislativa basata sulle direttive, che richiedono leggi nazionali per essere adottate in ogni paese, con le necessarie declinazioni e adattamenti, a un più rigido approccio basato sui regolamenti, che sono immediatamente esecutivi, in qualsiasi stato della UE”.

“Il nuovo Parlamento, che verrà eletto l’anno prossimo, probabilmente sarà ancora più severo sui temi in discussione, come fanno pensare già oggi anche le prime proposte in merito alla protezione ambientale e all’impatto sulla sostenibilità, già peraltro investite dalle proibizioni, a partire dal 2035, degli autoveicoli utilizzanti combustibili fossili“.

“Ma il problema principale”, ha evidenziato Cassetti “è che manca ancora una partecipazione numericamente significativa delle aziende che vengono impattate da questa decisioni, per lo meno in ambito eCommerce. Argomenti quali i prezzi decisi dinamicamente, o l’Artificial Intelligence, o la gestione dei dati di prima parte sono temi cruciali che la Commissione e il Parlamento Europeo stanno discutendo già oggi, per arrivare a decisioni che non possono non essere condivise con le associazioni degli operatori del mercato. Ecco perché è sempre più rilevante fare sentire la nostra voce a Bruxelles, dove si prendono decisioni che modelleranno il futuro di tutto il mercato per i prossimi anni, almeno”.

“Perché il sentiment che aleggia a Bruxelles”, ha concluso, “vede il consumatore come un soggetto indifeso, esposto ai pericoli e al rischio di un mercato impazzito e ingovernabile. Un quadro oggettivamente sbilanciato, ma che sta informando i principali progetti di legge in discussione, dall’Artificial Intelligence Act all’EU Cyber Resilience Act, alla negoziazioni sul Packaging and Packaging Waste Regulation. Occorre far sentire anche l’opinione degli operatori dell’eCommerce e della filiera, prima che diventi troppo tardi”.