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Che succede? La distribuzione fa la marca e quest’ultima rinuncia al suo ruolo. Presentata la nuova comunicazione Conad

Che ci spiace non potervi mostrare (veto assoluto dell’azienda) in quanto esplicativa del senso del titolo (la firma sempre Aldo Biasi Comunicazione, a testimonianza che sono le partnership a costruire valore).

Assaggiate però almeno i contenuti di quello che diventerà il film istituzionale (un soggetto da 30” e uno da 60”), on air dal prossimo febbraio, e subito capirete. Ma ancora di più, quando vedrete lo spot di auguri in tv dal 15 dicembre, e i 30 soggetti dedicati ai freschi (regia di Stef Viaene) che si alterneranno dal 2 gennaio.

Qui l’asticella qualitativa sale, grazie a un cambio di marcia in un trattamento inedito per la grande distribuzione.  Senza dimenticare che il nuovo corso prevede anche un soggetto sui prodotti a marchio, da fine marzo, tre su Sapori&Dintorni (la marca commerciale Conad ha una quota pari al 27%, contro il 19% della media di mercato, e soprattutto cresce di più a valore che a volume, rispettivamente del 5,4% e del 2,7%, quando le altre decrescono di più a valore, -1,4% contro il -0,5% del volume) e infine uno su Bassi&Fissi.

Chiaro l’obiettivo strategico, valorizzare il proprio brand (entro il 2015 si completerà anche la canalizzazione di tutta la rete sotto l’insegna Conad), anche perché le marche hanno smesso di farlo. Per il secondo anno consecutivo , infatti, hanno ridotto gli investimenti in comunicazione (lo fa il 90% , con il 40% ad aumentare le promozioni) senza rendersi conto di cosa stia implicando. Omologazione, livellamento, perdita di idee e di valore (ascolta l’intervista rilasciata a youmark da Giuseppe Zuliani, direttore marketing e private label Conad). (segue sotto)

Senza dimenticare che, accanto al nuovo corso della comunicazione (tenuta degli investimenti nel 2015, a 36 milioni di euro, con focus sulla tv, pur credendo nel web, specie in ottica prospettica) l’ulteriore sfida del prossimo futuro sarà il marketing della relazione, quindi big data, dunque analisi. Volendo ragionare la clientela per dare a ognuno la cosa giusta, al momento giusto e in modo idoneo. Sapendo che il prezzo da solo non è risolutivo (torna prepotente il termine convenienza, oltre il mero prezzo, quale somma di fattori come qualità, servizio, location, relazione).

Su tutto, poi, la spinta dei risultati di business. In un 2014 sotto torchio dal pericolo deflazione, alle prese con un consumatore sempre meno ricco, ma molto più preparato (32 milioni di persone ricercano informazioni sul web prima di comprare, anche prodotti alimentari), razionale e pianificatore, Conad chiude con l’1,5% di crescita del fatturato, a quota 11,73 miliardi (la Gdo invece flette dello  0,6% a valore e 0,4% a volume), avendo investito in rete 350 milioni di euro, per 351 punti di vendita, perlopiù in ristrutturazioni (i nuovi sono 89) e generato 1.890 nuovi posti di lavoro.

Senza dimenticare l’imminente debutto cinese, che il prossimo febbraio inaugurerà 5 punti vendita Conad nella municipalità di Shanghai e nelle province di Jiangsu e Zhejiang, e vedrà attivate vending machines da cui poter anche ordinare per casa, con consegne entro le 24 ore.