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Cannes Lions 016/18 – 24 categorie sono troppe per indicare la strada. Ma tornano passione e narrazione. Vince la storia. E l’esecuzione si fa must

Insomma, il peso della quantità inizia a farsi sentire. Quello del numero di categorie, per intenderci, che arrivate a ben 24 in questo Festival hanno inevitabilmente alzato il numero dei giurati. Con tutto quello che ne consegue in fatto di pareri, criteri di valutazione, sentiment, omogeneità di percorsi e di visioni future. Dunque non più un unico segnale da seguire come rotta futura.

Ricordando che dopo il palesemente buono che fa bene del Chipotle 2012, il percorso lineare di comunicazione era continuato l’anno scorso arrivando a un bene comune collettivo, che nel pragmatico, nella sua concretizzazione aveva trovato la propria essenza di marca. Ricordando a buon esempio lavori come  Volvo ‘Lifepaint’ di Grey UK (Grand Prix Design e Promo & Activation),  Google per Cardboard (Grand Prix Mobile), ‘The Lucky Iron Fish Project’ (agenzia Geometry Global Dubai, Grand Prix Cyber),  Procter & Gamble/Always ‘#Like A Girl’ (MSL Group NY e Leo Burnett Toronto, Grand Prix PR) e  ‘Vodafone Red Light Application/Between Us’ (agenzia Y&R Team Red Istanbul, Grand Prix Media).

Oggi c’è chi vede tutto questo come un (positivo) passato lasciato dietro le spalle, salutando un buonismo a volte troppo fine a se stesso (leggi la nostra intervista a Jack Blanga).

Diventando così la tecnologia un tramite per raccontare storie, passioni che riportino alla vera essenza di un brand, in una narrazione globale e inclusiva, trasversale su più media, che deve toccare il cuore delle persone (pensiamo a ‘Pack Band’ –  il Grand Prix Glass). Riconducendo tutto a un business da cui non si può prescindere e di cui si alimenta questa industry (come nei Creative Effectiveness il Grand Prix per il pinguino natalizio di John Lewis).

Dunque audience, comunità, territorio (vedi il Grand Prix Promo & Activtion di Rei). Dall’idea alla realizzazione, all’ottima esecuzione (uno su tutti il Gran Prix Craft di Phelps, qui il video in apertura). Perché se una cosa è emersa da questo Festival, è la riscoperta del talento, del know how, della capacità. Della qualità, che torna a farsi sentire in modo  preponderante, andando oltre la democratizzazione di abilità esecutive che sembravano perse.

Come hanno spiegato ai nostri microfoni Giovanni Bedeschi, che con la sua Bedeschifilm ha prodotto il vincente ‘Dilemma’ di Heineken e Publicis Italia, e Bruno Bertelli, che dell’agenzia è Ceo e Executive Creative Director, nonché Executive Creative Director Western Europe di Pubblicis WW.

Oggi non conta più solo avere un’ottima idea, bisogna anche svilupparla, realizzarla e condividerla al meglio. Per vincere non solo qui, ma anche nella vita delle persone. Tutti i giorni.