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Women in adv direction: non sono tante. Ma ce ne sono. Significa che è un mestiere che sta alle donne a meraviglia. Forse conoscerle servirà a viralizzare il mercato, perché diventino tantissime, in nome di visioni molteplici, che poi è valore. Vi presentiamo Angela Pastore, Founder & Creative Director Antville Multicreatives

L’idea è venuta a Valentina Amenta, direttore creativo FCB Milan, o meglio, è stato grazie a lei che questo giro di microfoni è nato, alla ricerca di direttori creativi donna. Perché, diciamolo, era da tempo che youmark ci pensava, ma non sempre siete così palesi. E’ vero siete poche, ma in più, e qui magari un mea culpa va fatto, ve ne state un po’ in disparte. Non che le luci della ribalta siano sinonimo di valore, ma se non comunicate, il rischio è il calzolaio dalle scarpe rotte. Invece c’è bisogno di conoscervi. Dovete fare squadra, in nome di una professione e di un mercato che senza il vostro sguardo avrebbero molto da perdere. Tornado a Valentina, quindi, grazie per averci supportato nel segnalarci i vostri nomi e ne definire con noi delle domande che vogliamo porre a ognuna, intervista dopo intervista, sino a conoscervi tutte. Vi presentiamo Angela Pastore, Founder & Creative Director Antville Multicreatives.

Perché i direttori creativi donna sono in minoranza, in Italia e nel mondo?

“Ho la fortuna di conoscerne tante e, soprattutto, di aver imparato tanto da loro. Ad ogni modo, penso che la minoranza sia una questione culturale e, purtroppo, in molti ambienti italiani se ne percepisce la mancanza”.

Però questa è una industry ricca di donne, cosa manca per permettere loro di fare carriera, cosa vorresti cambiasse? 

“Questa è una industry molto impegnativa, qualsiasi sia il tuo ruolo. Un creativo junior, un direttore creativo o un freelance devono dare sempre il massimo e stare sul pezzo. Penso che il problema sia proprio questo e se una donna decide di diventare mamma è fuorigioco per un po’ di mesi, magari proprio in quel periodo in cui avrebbe potuto far carriera. Il nostro ambiente è così e se esci per un po’ è difficile rientrare”.

Nella tua storia personale, qual è la difficoltà maggiore che hai trovato e a chi o a cosa dai invece il merito per avercela fatta?

“Dieci anni fa ho iniziato a fare impresa con la mia agenzia Antville Multicreatives e, soprattutto, ho deciso di farlo nel mio territorio, la Campania. Penso che questa sia stata la cosa più folle e difficile che abbia mai fatto. Ma la rifarei ogni giorno. Nel frattempo, sono diventata mamma e ho capito che per un direttore creativo e Ceo non può esistere la maternità, o meglio, c’è un tempo molto limitato per farlo. È stato un periodo davvero difficile: gli impegni non mi davano la possibilità di seguire la mia attività e anni di sacrifici stavano per sgretolarsi davanti ai miei occhi. Poi, per fortuna, fui selezionata come Ambassador di Adci per la Campania da Vicky Gitto e dal Consiglio dell’Associazione, fu una gioia immensa: la carica di adrenalina che mi serviva per dimostrare a tutti, e soprattutto a me stessa, che non mi sbagliavo, che esisteva ed esiste una possibilità di crescita anche sul proprio territorio. E così sono rientrata in quel mondo stando a casa, nella mia terra, respirando tutto quello che di buono questa industry può dare. Grazie ad Adci i riflettori sono accesi su tutte le regioni e così anche i creativi del resto d’Italia cominciano a brillare”.

La campagna di cui sei più orgogliosa e quella che ti piacerebbe aver firmato?

“È uno spot realizzato per un cliente locale molto tempo fa, con una produzione davvero molto economica perché non c’erano fondi. Ma tutte le volte che qualcuno vede questo spot si emoziona e descrive Napoli e la sua bellezza come una poesia. Ce ne sono tanti ma adoro quelli con gli insight forti come Lacoste ‘The Big Leap’”.

Prossime sfide?

“Ce ne sono tante, non riuscirei a contenerle in poche righe. Attualmente lavoro con i soci campani di Adci per un grande obiettivo: rivalutare il nostro territorio, con i suoi talenti e le sue potenzialità, per evitare la fuga continua di giovani e soprattutto di aziende che cercano altrove la professionalità. E poi c’è il mio sogno: portare la mia Antville a un livello superiore e valorizzare la sua filosofia, proprio come in un formicaio puntiamo sull’operosità e sul mix di competenze. L’idea è di creare tutto in house, dalla produzione di un film alle tecnologie più sofisticate per offrire contenuti creativi altamente valoriali. E chissà, un domani, potremmo far tornare a casa i creativi espatriati”.

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