Reputation Institute (RI), attivo a livello mondiale nei servizi di monitoraggio, misurazione e gestione della reputazione, ha annunciato la classifica 2018 EU5 RepTrak annuale.
EU5 RepTrak 2018 è uno studio di reputazione aziendale cross-Paese, basato su oltre 87.000 valutazioni individuali tra i consumatori dei cinque paesi europei più industrializzati: Italia, Germania, Francia, Spagna e Regno Unito.
Sono oltre 140 le aziende multinazionali analizzate valutando il legame emotivo costruito con gli stakeholder che impatta i loro comportamenti nei confronti delle aziende stesse come l’intenzione di acquisto, la probabilità di raccomandare e la volontà di lavorarci.
Lego spicca su tutti nella classifica EU5 RepTrak 2018 con la migliore reputazione complessiva, seguita da vicino da Bosch, Rolex e Sony, tutte aziende percepite con una reputazione eccellente (superiore ad 80 punti).
Il tratto distintivo di Lego che ha portato al primo posto in classifica è sottolineato dall’impegno della società a costruire un forte marchio aziendale, attraverso investimenti nell’ambito della Responsabilità Sociale e una profonda determinazione a innalzare il livello di engagement tra i suoi principali stakeholde.
Tra le italiane Ferrero, dopo essere già stata riconosciuta come l’azienda italiana più reputata nel mondo, secondo il Global RepTrak 100 del Reputation Institute pubblicato a Marzo, si conferma la prima conquistando il 12° posto. Seguono Barilla al 14° posto, Pirelli al 20° e Lavazza al 26°.
Lo studio EU5 RepTrak 2018 – pubblicato per la prima volta quest’anno – evidenzia i fattori che sono necessari per liberare il potenziale reputazionale delle aziende accrescendone il business: l’importanza delle attività di Responsabilità Sociale, una forte connessione emotiva con i consumer, in particolare da parte del CEO, sono oramai prerequisiti fondamentali per conquistare la leadership reputazionale di un determinato settore.
Inoltre, come afferma nella nota Michele Tesoro Tess, Vicepresidente esecutivo EMEA presso Reputation Institute, “per competere a livello globale nella Reputation Economy, le aziende devono comprendere le singolari sfide reputazionali di ogni singola area, come l’UE. Le aziende – anche se globali – non possono più semplicemente adottare un approccio one-company-one message per la loro narrazione aziendale; devono saper intercettare le aspettative chiave dell’Europa, specialmente in un contesto come quello che imporrà la Brexit”.