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Marco Girelli, Ceo OMG Italia: “Nel 2023 Omnicom Media Group cresce quattro volte il mercato media. Chiuderemo l’anno a +8%. E il 2024 andrà ancora meglio. Le gare? La riduzione dei budget mette a rischio la qualità del media”

Marco Girelli CEO OMG Italia
Marco Girelli CEO OMG Italia

“Il mercato media in Italia è, tutto sommato, in buona salute, e i risultati di OMG lo collocano ai vertici della categoria”. Cosi Marco Girelli, Ceo OMNICOM MEDIA GROUP, un po’ a sorpresa, questa mattina, ha aperto a Milano l’incontro con la stampa per la presentazione del ‘Attention Calculator Tool’, per poi proseguire: “L’anno scorso si è chiuso con molte incertezze, legate alla guerra in Ucraina, alla contrazione della capacità di spesa dei consumatori e alla media inflation. Il media ha mostrato una vitalità decisamente sopra le attese, smentendo in gran parte le previsioni pessimistiche e chiuderà l’anno con una crescita complessiva interno al 2%, crescita a valore ben inteso”.

“Nel primo semestre dell’anno”, ha poi ripreso Girelli, “come Omnicom Media Group, siamo arrivati al primo posto in Italia nella classifica di COMvergence, davanti a GroupM. Un risultato che è stato anche il frutto della vittorie nella gare nazionali, come Armani, e internazionali, com’è il caso del gruppo Jaguar. Abbiamo acquisto anche altri incarichi, da Beiersdorf a Satispay, il che fa ben sperare per la fine d’anno, quando contiamo di mettere a segno un +8% come risultato, quattro volte l’andamento complessivo del mercato”.

“Nel 2024 dovrebbe andare ancora meglio, indirizzati come siamo verso una crescita a doppia cifra: azzardando un numero, parlerei almeno del 12%. Quanto al fatturato, direi che siamo sulla buona strada della diversificazione: più della meta arriva ad servizi ‘out of scope’. D’altronde, come centri media ci siamo trovati al centro della digital trasformation che viceversa ha colpito tante linee di business, costrette a ‘correre’ per non rimanere tagliate fuori, e alcune volte questo non è stato sufficiente”.

Un ultimo pensiero alla gare, sempre più globali e sempre più mirate all’efficientamento: come country all’interno di un colosso multinazionale, non è facile discernere a quali gare prendere parte e a quali no, tuttavia il mio pensiero è che l’attuale compressione degli investimenti che viene perseguita attraverso le gare metta a rischio la qualità dei media, in quanto arriva a far mancare le risorse indispensabili agli editori e tarpa le ali ai centri media che stanno strutturando offerte sempre più complesse in termini di rapporto tra media spending e ROA”.