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Gibbo&Lori: restiamo in due per lavorare in prima persona alla fase creativa. Obiettivo, crescere senza crescere, la qualità è tutto. I no si danno e si prendono. Idee semplici, con messaggi forti e impatto commerciale. Comunicare significa intrattenere, dati e tecnologia strumenti. Nel cassetto un lungometraggio

GIBBO&LORI
GIBBO&LORI

GIBBO&LORI : da quanti anni insieme?

Giovanbattista e Lorena si conoscono dal 2007. Gibbo&Lori hanno iniziato il loro percorso indipendente dal 2015. Litighiamo da 16 anni, siamo i ‘Sandra e Raimondo’ della pubblicità italiana. Quasi tutti pensano che siamo sposati, ma siamo soltanto una coppia di lavoro. Grazie a Dio.

Indubbio che la vostra formula funziona, è frutto di una scelta consapevole, oppure è stata conseguenza dei lavori che vi sono arrivati?

Quando abbiamo iniziato avevamo solo voglia di sfogare la creatività e ‘fare cose’. Le scelte le abbiamo fatte un po’ alla volta, in base alle esperienze che ci sono capitate. Ogni lavoro, progetto, situazione ci fa rendere conto di cosa sia nelle nostre corde e di cosa no. Stiamo andando avanti così, per esclusione. La scelta più difficile è quella di continuare a essere in due perché ci limita dal punto di vista della tipologia e della quantità dei progetti da gestire, però ci permette di continuare a lavorare in prima persona alla fase creativa.

Come definireste il vostro posizionamento oggi?

Cerchiamo di fare progetti che non passino inosservati. Idee semplici, con un messaggio forte, che rappresentino il brand e abbiano un impatto commerciale.

Ha ancora senso e in che termini parlare di creatività più che di dati e tecnologia?

I dati e la tecnologia sono strumenti a servizio della creatività. Quando sostituiscono la creatività…c’è un problema. In generale, crediamo che ultimamente l’approccio di marketing ‘scientifico’ ci abbia fatto perdere un po’ di vista quello che dovrebbe fare la comunicazione: informare e intrattenere. Per noi le persone non sono un ‘target’ da colpire, ma un pubblico da conquistare.

Didascalia: Ail Milano “Non vedo l’ora”, creative concept Gibbo&Lori
Ail Milano ‘Non vedo l’ora’, creative concept Gibbo&Lori

Il vostro rapporto con l’innovazione?

Gibbo è attratto, Lori è diffidente. Siamo sempre in bilico tra ‘che-svolta-l’intelligenza-artificiale’ e ‘minchia-l’intelligenza-artificiale-ci-ruba-il-lavoro’. Siamo umani (scrivere anziani ci sembrava brutto), e come tali soffriamo di fronte alle rivoluzioni tecnologiche che ci obbligano a tenerci aggiornati, ma alla fine ci piace scoprire e rivalutare quello che prima ci sembrava un’inutile complicazione.

Irriverenti, sarcastici, provocatori, ma anche sottilmente profondi, riuscite a tenere dritto il timone della vostra firma dicendo un certo numero di no, o grazie al fatto che tra agenzia e clienti chi si assomiglia si cerca e si piglia?

Diciamo un certo numero di no. E ci viene detto un certo numero di no. La cosa che abbiamo capito è che trovare l’affinità con un cliente è veramente difficile e costruire un rapporto di fiducia ancora di più. Noi cerchiamo di sfruttare ogni occasione che ci capita e grazie a questa ostinazione siamo riusciti a fare progetti ironici per clienti come idealista o Febal Casa, irriverenti come l’operazione fatta per Diesel, internazionali come il lancio del Ragù alla Mutti, strampalati come gli spot per Birra Galhop o potenti come quello fatto per Ail Milano. Il metodo Gibbo&Lori è scrupolosamente scientifico: tiriamo testate contro i muri finché non esce l’idea giusta.

idealista “Mi raccomando”, creative concept Gibbo&Lori
idealista ‘Mi raccomando’, creative concept Gibbo&Lori

Il vostro con Idealista è ormai un sodalizio. Come si riesce a non prosciugare mai la vena ideatrice pur conoscendosi da così tanto tempo?

E’ come in una storia d’amore, bisogna impegnarsi a mantenere vivo il rapporto nel tempo. E’ sempre più raro nel mercato fluido di oggi, ma fidanzarsi con un brand ti permette di imparare a conoscerlo, capire i suoi gusti, le sue esigenze commerciali ed entrare in perfetta sintonia. Poi però devi alimentare questa complicità e continuare a sorprendere. Noi abbiamo un rapporto che dura da 8 anni con idealista, un’azienda con cui abbiamo fatto un percorso di comunicazione di successo perché alla base c’è stata la volontà di continuare a sperimentare, avendo fiducia l’uno dell’altro. Alla primissima riunione ci hanno guardato negli occhi e ci hanno detto “Insieme faremo diventare idealista più popolare di Topo Gigio”.

Come vi vedete nel prossimo futuro, insomma il vostro modello è punto d’arrivo o trampolino?

Difficile dirlo, ma oggi il nostro obiettivo è di riuscire a crescere senza crescere. Cioè continuare a essere in due (più naturalmente una preziosa rete di collaboratori costruita progetto dopo progetto), puntando sempre più in alto in termini di qualità dei lavori.

Potendo vedere esaudito un desiderio professionale, quale?

Ne abbiamo tanti. Fare il prossimo spot del Pennello Cinghiale. Scrivere un pezzo trap con Luca Giurato. Vincere un Oscar. Al momento però ci accontenteremmo di riuscire a realizzare un cortometraggio senza fine commerciale. Ci stiamo provando, siamo curiosi di provare a raccontare una storia che possa intrattenere il pubblico senza per forza doverlo convincere a comprare qualcosa.

Siete soddisfatti?

Se guardiamo i progetti che abbiamo fatto in questi 8 anni possiamo dire di essere molto soddisfatti. Purtroppo nel nostro lavoro avere la pancia piena è rischioso. Ogni volta che comincia un nuovo progetto devi dimostrare di saper fare un passettino in più rispetto all’ultima volta. Gibbo&Lori si nutrono di ansia da prestazione. E’ il bello e il brutto di avere a che fare con le idee.