Francesco Emiliani, Fouder ed Executive Creative Director Studio Francesco Emiliani
Sta finendo il 2022. Che anno è stato per voi?
Un anno complicato perché si pensava, con illusioni varie, ripartisse tutto. E tutti. Ci siamo rimessi in moto con incertezze ma con entusiasmo. Ma direi anche con un profondo senso di realismo. Ovvero, anche quest’anno ce l’abbiamo fatta.Verrebbe da dire: quello che si deve fare è ancora tanto.
Quali gli obiettivi raggiunti di cui andate più fieri?
Andare fieri delle proprie presentazioni, anche quelle che vanno male. Diventa semplice parlare dei successi. È gratificante anche alzare le asticelle e mettere in difficoltà i clienti facendo vedere la qualità dei propri lavori. anche quelli che vengono scartati. Ci piace l’abito con il monaco e viceversa. L’obiettivo primario è imparare qualcosa, insegnando molto.
Contingenza a parte, che cosa augurate all’industry per il nuovo anno. Insomma quali gli ambiti sistemici su cui lavorare pro tutti?
Io mi auguro che ci sia lungimiranza, passione, entusiasmo e soprattutto abolirei i luoghi comuni. Una bella legge immediata per farli uscire dalla vita di tutti. Insieme all’ignoranza. Ma sono pessimista su questo punto.
In che direzione va il rapporto con i clienti, su cosa state ragionando per vestire meglio le loro esigenze, a quali ambiti, nuovi servizi, visioni?
Saper ascoltare e poi usare poche parole per essere convincenti. Instaurare fiducia con la bellezza, che è un concetto molto ampio e forse particolarmente noioso. Credo che ci sia bisogno sempre di più di cultura e di conoscenza. Ho una visione in questo momento ma me la tengo per me e chi crede alla mia fede.
Nell’era della proliferazione dei touch point ha ancora senso parlare di memorabilità delle campagne? Quanto la creatività è in grado di difendere l’efficacia della comunicazione contro velocità e quantità di messaggi e contenuti?
Questa domanda presuppone una risposta onanistica. Io credo che basti passeggiare per il centro o la periferia, dare una occhiata alle affissioni, aprire un quotidiano e il quadro è completo. Cosa si vede? Molta malinconia. Quindi uno si rifugia sui social ma poi ti fa male il dito e così pensi con invidia a Norberto Bobbio, che diceva che il compito degli uomini di cultura è di seminare dei dubbi e non di raccogliere certezze…Ma forse sono andato fuori tema.