Youmark

Dimissioni di Boscacci dalla vicepresidenza dell’Adci, un motivo per riflettere su senso e modi della nostra industry. Guastini: diventa cruciale evitare l’imbarbarimento, la perdita di cultura. Voglio essere Presidente dell’Adci solo se i soci credono nelle stesse cose in cui credo io

“Che Presidente vogliono i soci dell’Art Directors Club Italiano? Quanto letto in queste ultime settimane su Youmark mi porta necessariamente a una domanda, una precisazione e una riflessione.

Comincio dalla domanda.
Sono stato il primo Presidente Adci a cui sia stato chiesto di farsi un secondo triennio di mandato. Ma sono ancora il Presidente giusto per rappresentare questo Club ? Lo chiederò ai soci, in occasione della prossima Assemblea annuale che si terrà il 7 marzo, alle 10.30, in design library.

La precisazione.
Quanto ho scritto nell’articolo ‘Se perde Riccardo Pagani perdiamo tutti’ non è un attacco personale a qualcuno. È la difesa del diritto di Riccardo Pagani a figurare nei credit del commercial Fiat 500 ‘Cult’. E’ anche la difesa di un principio a tutela della nostra industry.

Io non ho litigato con Davide Boscacci e non ho nulla di personale contro di lui. Ed è falso affermare che abbia qualsivoglia pregiudizio contro chi lavori nelle grandi agenzie.

In questi 4 anni da Presidente Adci ho ricevuto grandi contributi ed enormi delusioni. Sempre e solo da esseri umani, mai da strutture. Ho di conseguenza valutato ‘grandi’ o ‘piccoli’ gli esseri umani. Indipendentemente dalle dimensioni del ‘pedigree’ del professionista.

La riflessione
Come vedo il mio ruolo era noto a tutti quelli che mi hanno votato all’unanimità per un secondo mandato. Mi hanno votato malgrado avessi condiviso pubblicamente ‘sette ragioni per non votarmi’.

Tutto questo era noto ai soci, ai Consiglieri e al mio Vicepresidente.

Rispetto al ruolo dell’Adci nella nostra industry, questo è quello che dichiarai a soci e giornalisti prima di essere rieletto:

Il sistema sta franando? cambiando? evolvendo? Scegliete voi il termine. Ma diventa cruciale evitare l’imbarbarimento, la perdita di cultura. Non intendo il termine ‘cultura’ come aspetto meramente intellettuale. Più pragmaticamente la vedo come serbatoio di memorie delle buone pratiche tecniche, gestionali ed etiche che ogni generazione dovrebbe trasmettere a quella successiva. Se non diffondiamo cultura della comunicazione non rispettiamo il nostro scopo statutario.

IF! diffonde cultura tre giorni all’anno. Negli altri 362 dovrebbe valere la legge della giungla? Io non vorrei mai essere Presidente di un Club che tuteli solo gli amici degli amici.

Io voglio essere Presidente dell’Art Directors Club Italiano solo se i soci credono nelle stesse cose in cui credo io”.

Massimo Guastini, Copywriter & Partner cOOkies comunicazione e Presidente Adci

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