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Coo’ee Italia: il 2022 è stato un anno vincente, con conferme e new entry. Occorre raccontare la verità in modo distintivo e mettere in primo piano la relazione. Sapendo che l’idea è tutto

Mauro Miglioranzi, Amministratore Unico COO’EE ITALIA

Sta finendo il 2022. Che anno è stato per voi?

Un anno vincente, sotto moltissimi punti di vista. Abbiamo avuto ciò che si può definire la prova effettiva del lavoro svolto in questi ultimi anni. E devo dire con un ritorno veramente importante. Portare a casa il riconoscimento di ‘Agenzia Indipendente dell’anno’ ti cambia, non la prospettiva, ma la modalità di ricarica delle energie. Quando fai questo lavoro sei sempre sulla riva del fiume della creatività aspettando di vedere gli effetti delle tue strategie. E quello che non ci è mancato anche in questo ultimo 2022, è stata la riconferma da parte di brand importanti con i quali avevamo lavorato anche in precedenza. Benché i due anni di pandemia abbiano lasciato un’impronta in ogni dimensione professionale. Siamo riusciti a gestire con ottimi risultati due campagne sociali molto importanti come quella per Fondazione Europa Donna e la nuova edizione del Festival del Cinema Nuovo. Siamo stati poi chiamati a far parte della ‘vita’ creativa di nuovi clienti come IBM, Valvenosta e Old Wild West, con la possibilità di produrre progetti di comunicazione di grande qualità. Di solito non ci accontentiamo molto facilmente, ed è forse per questo motivo che seppur pronti a chiudere l’anno con tutte le soddisfazioni, siamo invece presi da nuovi incarichi, gare e consultazioni varie che a breve scopriremo. E che ci fanno venire, ancora di più, la voglia di non fermarci.

Quali gli obiettivi raggiunti di cui andate più fieri?

Diciamo che per ogni obiettivo portato a termine abbiamo avuto una motivazione ed un’emozione diverse. Sicuramente il Festival del Cinema Nuovo ha aperto il cuore, ancora una volta, un po’ a tutti noi. Avere a che fare con associazioni che promuovono l’arte attraverso la diversità, un lato della natura umana. Ogni volta è un’esperienza molto positiva. Noi siamo dei narratori di storie e poter collaborare con chi queste storie le fa passare per interpretazioni straordinarie, non può che essere una possibilità per imparare cose sempre nuove. E lo stesso iter lo abbiamo vissuto lavorando alla campagna di comunicazione ‘Una voce per tutte’ di Europa Donna. Altro obiettivo importante raggiunto, soprattutto per la volontà di sensibilizzare tutte le donne su un tema così importante come il tumore al seno metastatico. Vorrei tornare infine sulla collaborazione con il marchio storico italiano Old Wild West, che vanta duecento ristoranti in Italia. Un legame che ci ha visti protagonisti di una campagna trasmessa dalle reti Mediaset, con un ritorno davvero importante in occasione del ventesimo compleanno.

Contingenza a parte, che cosa augurate all’Industry per il nuovo anno? Insomma quali gli ambiti sistemici su cui lavorare pro tutti?

Quello che mi auguro e che spero sempre per tutti i miei collaboratori e partner, è che si riesca a lavorare in un clima maggiormente sereno. Gli anni appena trascorsi ci hanno resi, dal punto di vista emotivo, molto più vulnerabili, ma in Coo’ee abbiamo deciso fin dall’inizio di fare squadra anche nell’affrontare tutti gli stati emotivi che si presentavano man mano. Questo ci ha resi ancora più forti e uniti di prima. Siamo una squadra e amiamo collaborare e creare insieme. Quello che auguro al nostro settore, ma soprattutto a quanti ogni giorno si svegliano a capo di un’agenzia creativa indipendente, è non perdere mai l’entusiasmo. Spero che questo nuovo anno ci porti tante cose belle da fare e da comunicare. Ho sempre avuto la filosofia delle cose meno ingombranti che però riescono a fare più rumore. E mi piacerebbe che insieme a questi nuovi progetti ci fossero anche nuovi ostacoli da superare, per tenersi così sempre in allenamento.

In che direzione va il rapporto con i clienti, su cosa state ragionando per vestire meglio le loro esigenze, a quali ambiti, nuovi servizi, visioni?

Noi partiamo sempre dal benessere, nostro e del cliente. Ogni strategia che andiamo a costruire è sempre focalizzata sulla ricerca della buona relazione. E questo rapporto per noi deve consolidarsi per avere le basi su cui poggerà tutto il focus del lavoro. Inoltre, sappiamo bene che il cliente ha sempre nuove esigenze relative alle modalità di approccio alla comunicazione più efficiente. E noi diamo questa linea di consulenza anche attraverso la partnership che si viene a creare. È chiaro che, come primo obiettivo, cerchiamo di mantenere vivo questo rapporto di collaborazione su un percorso a medio lungo termine. Quello di cui però siamo più che sicuri è la capacità di lavorare meglio quando alla base si crea una reale empatia e fiducia tra le parti. Ed è con questa filosofia, che potrebbe apparire molto semplice, che ci affacciamo ogni volta alla dimensione che guarda all’eccellenza. Ciò che vogliamo, con l’umiltà di chi conosce questo lavoro, è di poter avere la possibilità di superare i nostri limiti.

Nell’era della proliferazione dei touch point ha senso parlare ancora di memorabilità delle campagne? Quanto la creatività è in grado di difendere l’efficacia della comunicazione contro velocità e quantità di messaggi e contenuti?

Ciò che ritengo essere sempre centrale è l’idea. L’idea è tutto. È l’origine, la matrice, la forma primordiale. Tutto il resto poi le viene costruito intorno. E credo che non sia cambiato quell’input che genera la differenza all’interno del nostro mercato, che è poi quello dell’originalità. È chiaro che chi contempla le nostre terre creative deve sempre cercare di apparire, ma soprattutto essere, diverso dalla massa che il mercato genera ogni giorno. Per essere differenti però occorre raccontare la verità in modo distintivo. Il cliente vuole e si aspetta questo, e così anche noi. Riuscire a fermare l’attimo in grado di narrare la parte più profonda, uniformando così tutti gli elementi in un messaggio unico ed inequivocabile. Avere un tratto distintivo vuol dire saper riconoscere i tempi, le modalità di azione e trasformarli in ciò che ancora non è stato detto né utilizzato. Creare però ha alla sua base prima di tutto l’ascolto, prodotto di quello che si deve narrare. Questi sono i passi che facciamo da più di trent’anni. Questo è il nostro modo di fare comunicazione guardando al futuro.

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