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Caso Ferragni-Balocco, inchiesta verso l’ipotesi di truffa

Potrebbe modificare la prospettiva accusatoria dell’indagine, al momento senza indagati e titolo di reato, la relazione depositata oggi dalla Gdf in Procura a Milano sul caso del pandoro griffato Chiara Ferragni e prodotto dalla Balocco.

Da quanto si è appreso, riferisce l’ansa, per via di una serie di email valorizzate nelle carte acquisite negli uffici dell’Antitrust, l’ipotesi di reato, ancora da formulare, potrebbe essere non più frode in commercio bensì truffa.

In queste ore gli inquirenti milanesi dovranno valutare la nuova prospettiva offerta proprio dall’annotazione della Gdf che valorizza, in particolare, alcune email, già acquisite dall’Autorità garante della concorrenza, che sono state scambiate per programmare la campagna di promozione del pandoro. Dunque, è probabile che venga ipotizzato il reato di truffa e che si arrivi a breve alle prime iscrizioni nel registro degli indagati. Da quanto si è saputo, nell’inchiesta si dovranno valutare i temi del presunto profitto illecito e del danno, in questo caso ai consumatori, elementi necessari per configurare l’ipotesi di truffa.

Nell’inchiesta milanese, dopo il capitolo del pandoro della Balocco ma anche delle uova di Pasqua prodotte da Dolci Preziosi, verranno analizzati casi simili nei quali la vendita del prodotto di turno con la griffe Ferragni è stata proposta dalla influencer con scopi solidali.