Sul canale Instagram di Artribune, da mercoledì 14 novembre, sono visibili le stories che testimoniano una nuova sinergia culturale tra lo studio creativo digitale YOUNG DIGITALS e Artribune, testata italiana dedicata ad arte e cultura contemporanea.
Il team di Young Digitals è stato coinvolto in The Cleaner by Marina Abramović, mostra tra le più importanti a livello internazionale di quest’anno, che ripercorre l’intera carriera di una delle personalità più celebri e controverse dell’arte contemporanea, ricostruendola e rielaborandola tramite le IG Stories di Artribune in un vero e proprio takeover del canale, dove il pubblico può tuttora rivivere l’esibizione in un’esperienza interattiva, tramite le stories in evidenza.
I contenuti pubblicati presentano alcune tra le 100 opere che ripercorrono la carriera della Abramović dagli anni ’60 ad oggi da un altro punto di vista: foto, video, dipinti, oggetti, installazioni live performance che compongono il variegato immaginario di ‘The Cleaner’ trovano un corrispettivo nella vita reale e digitale, sulla strada tracciata dall’artista.
Obiettivo, raccogliere gli stimoli del messaggio di Abramović in assenza di una componente fondamentale di esse, l’artista in carne ed ossa. Come il metodo Abramović della re-performance è stato messo in atto a Palazzo Strozzi da un gruppo di performer appositamente selezionati e formati da Lynsey Peisinger, stretta collaboratrice dell’artista, così nelle stories a cura di Young Digitals nasce un ragionamento su presenza, assenza, riproducibilità e transitorietà del contenuto, concetti anche alla base della comunicazione sui social.
Non è la prima volta che YD, da sempre impegnata nella comunicazione digital internazionale delle aziende del Made In Italy, si relaziona al mondo artistico: l’anno scorso l’agenzia ha infatti lanciato il brand-progetto Shift, che punta a far dialogare i mondi dell’arte, della comunicazione e dell’impresa dimostrando attraverso una serie di eventi come questi mondi possano dialogare con un linguaggio comune e complementare.
Oltre a YD e Artribune, anche Palazzo Strozzi ha fatto parte di questo progetto, in una partnership tesa all’esplorazione di nuovi strumenti e formati di comunicazione a disposizione del mondo dell’arte.
“Con questo progetto ci siamo messi in discussione – commenta nella nota Paolo Orsacchini, Direttore Creativo di YD – mettendo in campo tutta l’agenzia come un unico grande team in cui i ruoli si sono mescolati, lasciando ciascuno libero di apportare contenuto creativo e artistico: i contenuti sono stati generati attraverso un flusso di coscienza che è riuscito a superare i confini tradizionali del lavoro di agenzia, con un esperimento di hackeraggio del nostro stesso know-how”.
“Per un publisher come noi – aggiunge il Direttore Artribune, Massimiliano Tonelli – è cruciale in questo momento sperimentare nuove modalità di comunicazione che siano allo stesso tempo creative come contenuto, coinvolgenti per il pubblico e allettanti per potenziali investitori pubblicitari. È in gioco la sostenibilità stessa di tutte le realtà editoriali in questo momento, un progetto simile va esattamente nella direzione di trovare alternative e nuovi modelli di benessere e sopravvivenza per chi ancora vuole produrre e divulgare contenuti di qualità”.
“Valorizzare il legame intrinseco fra arte, impresa e comunicazione cercando sempre nuovi strumenti e modalità per farlo. Partire dalla vocazione creativa di ciascuno di noi come lente unica attraverso cui osservare la realtà, coinvolgendo tutto il team in un’iniziativa sfidante e innovativa in un campo non facile da comunicare come questo: è ciò che abbiamo fatto con questa collaborazione fra Young Digitals, Artribune e Palazzo Strozzi per la mostra ‘The Cleaner’, ed è questa una sinergia culturale di cui noi, che per attitudine siamo davvero vicini al mondo dell’arte, siamo molto soddisfatti”, conclude Michele Polico, Ceo YD.