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“L’AI potrebbe cambiare il funzionamento della nostra stessa mente”. Mauro Martino, di MIT-IBM Watson, presenta ChatGPT e gli sviluppi dell’Artificial Intelligence al WTF di We Are Social

We Are Social WTFuture

L’AI Generativa è il tema che WE ARE SOCIAL ha scelto di sviluppare nell’incontro online What The Future (WTF) ‘Generative AI Edition’, un’occasione per esplorare novità della tecnologia – si lo sappiamo che Artificial Intelligence ha più anni del dattero, ma quella generativa è balzata agli onori della cronaca, e ha cominciato a far impensierire tutti, da pochi mesi, e addirittura per la ChatGPT 4.0, dallo scorso mese di marzo – che avranno impatto sul business.

“Ma in questo caso l’impatto sarà ben superiore a quello di qualsiasi altra innovazione”, ha aperto la discussione Luca Della Dora, Innovation Director di We Are Social, “come stanno mostrando i primi effetti visibili sul nostro presente”. Focalizzandosi nell’indagare il rapporto tra AI Generativa e creatività, Della Dora ha approfondito il modo in cui l’AI “può farci tornare bambini”. “Tutti quando eravamo piccoli eravamo felici e orgogliosi di mostrare al mondo la nostra creatività“, ha spiegato, “senza preoccuparsi del giudizio altrui”.

Con il passare degli anni, però, questa fiducia incondizionata ‘scade’, ed è sempre meno presente. Si temono le critiche e paradossalmente mentre la capacità creativa si accresce, si è sempre più timorosi a mostrarla. Una delle sfide per il futuro è correggere tutto questo. E la AI Generativa può cambiare davvero tutto: prendiamo le immagini, quelle di MidJourney o di Dall-E o di qualsiasi altra AI: si può creare qualsiasi cosa partendo da un semplice prompt scritto, azzerando la curva di apprendimento degli skill necessari finora per ‘costruire’ un’immagine. All’improvviso lo spazio anche temporale tra il momento della generazione e quello dell’espressione concreta di un’idea viene annullato.

Il creativo è come se fosse immerso di colpo in una stanza piena di idee, ma la creatività adesso non è più espressa dall’outcome, dalla realizzazione: è espressa dall’input, dal prompt che da il via al processo creativo.

“Se le AI rendono il questo percorso non più un ostacolo, ecco allora che altre componenti della creatività divengono sempre più differenzianti“, a parlare è Alessandro Sciarpelletti, Executive Creative Director di We Are Social. “Con evidenti rischi connessi, a livello ancora più generale, e non esplicitati, che non è il caso di trattare qui e ora”.

“Quando è stata presentata ChatGPT 4.0 è cambiato tutto, di colpo”, ha proseguito Mauro Martino, Principal Research Scientist presso il MIT-IBM Watson AI Lab. “Una sorpresa collettiva non solo per la coerenza logica delle risposta, ma soprattutto per il reasoning che sta dietro le risposte. Siamo di fronte a una tecnologia realmente disruptive, non solo nel marketing ma in qualsiasi attività umana si voglia considerare”.

Ormai la tecnologia fa parte di noi, è sempre più invadente, ma questo ‘bot’ che risponde a tutte le domande in maniera appropriata potrebbe essere in grado di cambiare il funzionamento della nostra stessa mente. In che modo è ancora difficile da descrivere, ma è certo che questo cambiamento avverrà: noi quanto più siamo specializzati, tanto più usiamo strumenti specifici che ci affiancano, e l’AI per la sua facilità d’uso è lo strumento ‘principe’, capace di sostituire qualsiasi altro nel medio/breve periodo.

“Bisogna abituarsi e formare chiunque a utilizzare e a interfacciarsi con l’AI. Oggi c’è un diffuso e crescente interesse per il prompt, che è solo una piccola parte del problema”, ha sottolineato Martino. “Ci vuole senza dubbio abilità per ‘scrivere’ un prompt, ma in futuro un tutoraggio specifico potrebbe portare l’AI ad essere sempre più ‘vicina’ a noi. Una sorta di ‘gemello’ digitale, questo sarà il prossimo step del percorso verso l’AI”.

E quando si parla di digital twin non è un’espressione abusata: l’AI sarà in grado di interloquire alla pari con noi, e “anche i lavori meno automatizzabili, come la raccolta dei pomodori, potranno essere facilmente affidati a robot“, ha evidenziato Martino. Ma rimanendo nel mondo del marketing e della comunicazione, emergono problemi giganteschi da affrontare a partire dalla protezione del copyright, finora rivendicabile solo da persone fisiche, per giungere alla protezione dei privacy e dei dati.

“La qualità dei dati utilizzati dall’AI è stupefacente”, ha precisato Martino. “Quasi una conversazione umana, che migliorerà con il tempo che passa, in quanto questi bot sono autoapprendenti. Una conversazione che rivela moltissimo su di noi, supera anche la conoscenza che noi abbiamo di noi stessi. Un’opportunità gigantesca per i brand nel marketing che passa per la comprensione dell’utente: AI come grande commodity disponibile su 24/24 sul sito dei brand, per realizzare contenuti personalizzati per ogni consumatore. Scenari di creatività mai visti prima”.

“Ma attenzione: è già uscito BoomGPT, per citarne uno dei tanti: sono customizzazioni sempre più differenzianti sulla base dei diversi modelli. L’importante è far capire che se utilizzano tutti chatGPT 4.0 i risultati saranno analoghi”.

Nell’AI generativa si è evoluta la quantità del testo o delle immagine generato, ma questo ha portate nello spazio tridimensionale un modello di mondo, che è il primo passo dell’AI, nato da una domanda semplice: dimmi qual è la prossima parola che mi serve per continuare la conversazione. Dopo centinaia di milioni di parametri utilizzati è venuta fuori un’AI che non si è più limitata a fare questo lavoro. Tutte le società stanno cercando di replicare e sviluppare i risultati ottenuti, perché, citando il vecchio film ‘se un uomo con l’AI incontra un uomo senza, l’uomo senza è un uomo morto’. Ma le dimensioni degli investimenti necessari sono gigantesche. Tutta l’Università italiana, per citare un esempio, è già oggi tagliata fuori. Questo è un tema da affrontare a livello sovranazionale, almeno.

“Un ultimo consiglio per chi volesse entrare in questo mondo così promettente: non cercare di reinventare la ruota!”, ha concluso Martino. “Non potreste permettervelo. Qui si parla di investimenti da centinaia di milioni di dollari, se non miliardi. Puntate alla perfetta customizzazione, in basi ai bisogni, di una delle API esistenti, sviluppata da specialisti giovani e dalle idee innovative”.