Sono stati presentati questa mattina (16 giugno) il risultati della ricerca dell’Osservatorio Digital B2b della School of Management del Politecnico di Milano, nell’ambito del convegno online ‘Digitalizzare per (r)esistere‘.
“Durante l’emergenza Covid-19 il digitale è diventato uno strumento indispensabile per garantire la continuità operativa delle imprese”, ha spiegato Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Digital B2b. “Nel B2b la digitalizzazione è progredita soprattutto sulla spinta degli obblighi normativi e, oggi, il 78% delle aziende ha implementato almeno la fatturazione elettronica all’interno della propria organizzazione. Ma la maggior parte delle PMI si limita ad adottare singoli strumenti non integrati fra loro, mentre, per restare competitivi e sopravvivere, le imprese devono accelerare i processi di digitalizzazione e di integrazione”.
La fatturazione elettronica, spinta dall’entrata in vigore a gennaio 2019 dell’obbligo fra privati, è la soluzione Digital B2b più diffusa: negli scorsi dodici mesi 2,09 miliardi di fatture elettroniche sono transitate attraverso il Sistema di Interscambio (SdI), inviate da 3,9 milioni di imprese, pari al 78% del totale. Il 55% è destinato a soggetti privati (B2b), il 44% a consumatori finali (B2c), l’1% alla PA (B2g). Quasi il 60% è stato emesso da imprese del Nord Italia (il 34% in Lombardia) e il 47% proviene dai settori del commercio all’ingrosso e al dettaglio e delle utility. Le grandi imprese hanno trasmesso il 57% delle fatture, le PMI il 23%, le micro imprese e le ditte individuali il restante 20%. Dopo un anno di fatturazione elettronica, si iniziano a vedere i primi benefici nel contrasto all’evasione: da gennaio a novembre sono stati individuati e bloccati falsi crediti IVA per 945 milioni su 104,7 miliardi di euro di versamenti. In questi 11 mesi i versamenti sono aumentati del 3,6% rispetto al 2018, con un aumento attribuibile alla fatturazione elettronica stimato tra 0,9 e 1,4 miliardi tra gennaio e giugno 2019.
L’estensione ad altri documenti del ciclo dell’ordine, però, è ancora limitata: l’ordine elettronico è stato inviato dal 26% delle aziende, il documento di trasporto (DdT) dal 20%, solo il 12,9% dei fornitori e il 9,6% dei clienti gestiscono in modo elettronico i tre documenti. Più avanzata la digitalizzazione dei processi interni, con il 72% delle aziende che utilizza almeno uno strumento fra ERP, CRM, sistemi di conservazione digitale o di gestione elettronica documentale e workflow approvativi. Il 53% delle imprese ha digitalizzato almeno una delle tredici fasi che compongono l’eProcurement (dall’albo fornitori alla loro qualifica, fino alla gestione del catalogo elettronico) e l’eSupply chain collaboration – l’impiego di strumenti digitali per la gestione di processi collaborativi come il monitoraggio della supply chain – è presente nel 32%.
“A oltre un anno dall’introduzione dell’obbligo possiamo confermare la bontà del nostro sistema di fatturazione elettronica, che oggi è un riferimento per gli altri paesi europei e sta iniziando a portare benefici sia in termini di lotta all’evasione che di miglioramento dei processi aziendali”, ha commentato Paola Olivares, Direttore dell’Osservatorio Digital B2b. “Nonostante i numeri di adozione soddisfacenti, però, siamo lontani da una vera maturità digitale dei processi B2b: attualmente si stanno cogliendo i benefici sulle attività più direttamente connesse all’obbligo, ma si sta investendo ancora poco per inserirla in un processo digitale più esteso”.
L’obbligo normativo legato alla fatturazione elettronica ha trainato anche la crescita dell’eCommerce B2b, che raggiunge un valore di 410 miliardi di euro, pari al 19% del fatturato complessivo fra aziende (2.200 miliardi). Il 2016 (l’anno successivo all’introduzione della fatturazione elettronica verso la PA) e il 2019 sono infatti i periodi che hanno registrato la crescita più elevata, rispettivamente +19% e +14%, contro un incremento medio annuale dell’11%. L’automotive si conferma il settore più digitalizzato, con il 24% degli scambi generati, seguito da largo consumo (19%) e farmaceutico (5%). Le transazioni digitali fra aziende italiane ed estere valgono invece 134 miliardi di euro, il 27% del transato estero B2b (500 miliardi), con l’automotive come primo settore (26%), seguito da tessile-abbigliamento (15%) e meccanica (11%).
Cresce, infine, anche l’interesse per l’interpretazione e l’uso dei dati nei processi decisionali, testimoniato anche dagli investimenti in tecnologie per rendere più efficiente il loro impiego.
L’Osservatorio ha intervistato 30 imprese di primo piano nel proprio settore per indagare come cambia la gestione della supply chain attraverso la progressiva valorizzazione dei dati e costruire un ‘Data Supply Chain Maturity Model‘, da cui sono emersi quattro modelli di utilizzo dei dati.
Le aziende che si trovano nel gruppo Iniziale non hanno piena consapevolezza dell’importanza di valorizzare i dati, quelli che possiedono sono dispersi e disomogenei, usano tecnologie poco evolute. Nelle imprese Focalizzate i dati sono usati in termini diagnostici e predittivi in progetti evoluti ma isolati, senza una linea guida strategica. Nel modello Integrato la gestione dei dati è centralizzata ed efficiente ma con livelli inferiori di analisi. Le aziende Evolute usano tecnologie avanzate per l’analisi e l’integrazione dei dati, con una governance centralizzata e una forte attenzione alle collaborazioni e allo scambio di dati lungo la filiera.