Interactive

Il 2020 sarà l’anno dei pagamenti digitali? Le attese e la realtà degli ostacoli da superare, secondo l’Osservatorio Innovative Payments

Il tema non è certo nuovo, ma ha trovato rinnovata vitalità negli ultimi tempi, complice l’impegno dichiarato dal Governo di introdurre misure a favore di una società ‘senza contanti’, anche come forma di lotta contro l’evasione fiscale sempre presente nel nostro sistema economico.

“Il ritardo dell’Italia sul tema pagamenti elettronici è evidente”, affermano in una nota Valeria Portale e Giorgia Sali, dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano. “Guardando ai dati BCE il nostro Paese, infatti, seppur con una crescita dei pagamenti con carta pro-capite del 16% rispetto al 2017”, aggiungono, “risulta ancora uno dei fanalini di coda tra i 27 paesi dell’Unione Europea, occupando il 23esimo posto (su 27) nella classifica delle transazioni con carta pro-capite con soli 65 pagamenti all’anno a testa (la media EU è ben superiore alle 100 transazioni a testa e i best performer superano le 350 transazioni a testa)”.

Guardando poi all’evasione fiscale, secondo le stime dell’Osservatorio, nel 2016 il transato degli italiani evaso da parte degli esercenti (sul quale quindi non è stata versata l’IVA e tutte le altre tasse) valeva tra i 120 e i 150 miliardi di euro, per un mancato gettito per le casse dello Stato italiano di circa 27 miliardi di euro. “L’incidenza del nero è nettamente più alta sui pagamenti effettuati in contanti (30% del transato) rispetto a quelli effettuati con strumenti di pagamento elettronici (12% del transato)”, sottolineano le autrici della nota.

Quali impatti avranno allora le misure volte a incentivare i pagamenti elettronici è ancora un tema da calcolare, poiché nel decreto ‘Milleproroghe’ e nella legge di Bilancio approvata ‘salvo intese’ sono state inserite misure che vanno dai 3 miliardi stanziati (per gli anni 2020 e 2021) a favore di chi utilizzerà strumenti tracciabili, alla detraibilità parziale dei costi per l’utilizzo di POS.

“La volontà del Governo di incentivare i pagamenti elettronici, in ottica di un’Italia cashless rappresenta dunque un importante passo in avanti per il nostro paese”, scrivono Portale e Sali, “tuttavia, l’efficacia delle misure previste non è scontata. Se da un lato siamo soddisfatti che finalmente è stata data la giusta attenzione al tema, dall’altro abbiamo il timore che non si raggiungano i risultati sperati”.

La prima criticità è lato consumatore, l’efficacia della lotteria degli scontrini (già sperimentata da altri paesi europei quali Portogallo, Slovacchia, Croazia, Grecia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Malta, Lituania, Polonia, Slovenia e Romania) dipende strettamente dalla semplicità di partecipazione da parte dei consumatori e dal meccanismo di funzionamento, oltre ad avere un effetto che si limita alla durata dell’incentivo, poiché ha uno scarso effetto sulle abitudini ricorrenti di pagamento. Ecco, quello che si legge sulla lotteria italiana ci fa temere che non sarà semplice partecipare e quindi l’efficacia possa essere minore rispetto a una lotteria di altro tipo.

La seconda criticità è lato esercente, il credito di imposta previsto dal decreto, seppur rappresenti un’agevolazione rispetto al passato, difficilmente renderà agli occhi dei commercianti i pagamenti con carta ‘meno costosi’ di quelli in contante (soprattutto per gli esercenti che fanno nero). Questo, infatti, rimane ancora lo strumento preferito in accettazione, sia perché i costi percepiti sono inferiori rispetto ai pagamenti elettronici, sia perché, essendo uno strumento non tracciabile, rappresenta la scelta prediletta da chi vuole fare nero: un credito di imposta medio per esercente tra i 70 e i 115 euro, recuperabile a fine anno, difficilmente può rappresentare una alternativa valida al risparmio immediato percepito in relazione a una transazione in contante oppure a una transazione in nero. E questo a fronte di una spesa per lo stato che si aggirerebbe tra i 100 ed i 165 milioni di euro, considerando che gli esercenti che potrebbero beneficiare dell’incentivo sono circa 1,5 milioni.

“Emerge, infine, come grande assente nella manovra l’articolo 23, che introduceva sanzioni amministrative per la violazione dell’obbligo di POS per commercianti e professionisti e che è stato rimosso dal decreto”, avverte la nota. “Di fatto, l’obbligo di detenere un POS e accettare le transazioni cashless che vige dal 2013 verso gli esercenti non diventerà operativo, dal momento che non viene prevista alcuna sanzione per chi non lo rispetti. In questo caso, crediamo che le sanzioni e gli obblighi siano ben poco efficaci, soprattutto se non vengono ben progettati dei controlli, tuttavia sarebbe potuto essere un segnale per gli esercenti”.

Una manovra con luci e ombre quindi: l’importante passo in avanti nel puntare i riflettori sui temi dei pagamenti elettronici e dell’evasione fiscali, a lungo rimasti a torto ai margini della discussione politica, si contrappone a un insieme di azioni che risultano essere ancora troppo timide per essere veramente incisive. “Confidiamo molto sui 3 miliardi stanziati dal Governo, ma ancora non spiegati”, concludono Portale e Sali. “È fondamentale agire su tutti i soggetti coinvolti, dai consumatori agli esercenti (come si sta facendo), dalle Pubbliche Amministrazioni all’Agenzia delle Entrate e le banche (con le quali il Governo non sembra aver chiuso accordi per ridurre a monte le commissioni bancarie)”.