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Quest’anno l’Italia va a Cannes ‘in silenzio’. Nessuna conferenza stampa Adci, nessuna spinta, nessuna promozione. E che fine ha fatto la voglia e il bisogno di condividere, di fare sistema? Anche Goodfellas, prosegue, ma è stato poco comunicato. Ne parliamo con Massimo Guastini, presidente Adci

“E’ vero, quest’anno abbiamo scelto di non fare una conferenza Adci per Cannes. In realtà perché i tempi sono quello che sono e ci sono pure state delle vicende professional-personali a complicare la vita di qualche giurato. Dunque, abbiamo preferito lasciare che ognuno di loro comunicasse da sé. In quanto a Goodfellas, c’è, continua a esserci e il 30 maggio scorso ha persino dato vita  alla sua più affollata riunione. Il fatto che si sia poi proseguito l’incontro a cena, la dice lunga in tema di atmosfera e spirito collaborativo. C’erano tutti e tre i giurati Adci di quest’anno: Gitto, Pannese  e Dematteis. Gitto ha addirittura aperto un profilo facebook per accedere al gruppo Goodfellas! E hanno visionato tutti i lavori iscritti, anche aiutati dall’Adci che allo scopo ha creato il blog pr4cannes e ilblogmedia4cannes.Forse andiamo a Cannes in silenzio, ma non impreparati. Nei mesi scorsi alcuni dei goodfellas hanno realizzato anche una presentazione per condividere con i membri del gruppo chiuso (115)  tutti gli accorgimenti necessari a confezionare un videocase da Cannes.

Non so dire con quali chances partecipiamo quest’anno. Comunque vogliamo giocarcele al meglio, approfondendo la fase preparatoria, che è dove possiamo agire. L’anno scorso in molti avevano previsto i successi di CoorDown e Montblanc. Ma nessuno avrebbe potuto azzardare quel numero di leoni e le  40 shortlist. Ai recentissimi ADCE Awards  siamo andati bene: un grand prix, due ori, due argenti e nove nomination. Anche per Cannes ritengo ci siano dei lavori che se dovessero superare lo scoglio principale della shortlist potrebbero puntare al leone. Ma dubito si riuscirà a eguagliare il risultato dell’anno scorso. Ragione in più per non trascurare la preparazione”.

Come sono le condizioni della creatività italiana? Dall’umore alla progettualità, dalla crisi alla qualità di lavori e clienti, che si dice nell’Adci?

“In questo momento, l’unico modo per mantenere l’ottimismo è aggrapparsi a un saggio precetto: inutile preoccuparsi per qualcosa, il futuro, che non ci appartiene. Se invece si preferisse Céline: ‘Chi parla dell’avvenire è un ciarlatano, è l’adesso che conta’. L’attitudine costruttiva che riscontro nei miei colleghi meno inclini al lamento è ‘lavorare sodo oggi  per avere un presente anche domani’”.

Guardando alla recente incoronazione dei vincitori degli Adci Awards, quest’anno nessuna polemica. Tutti d’accordo o piuttosto, nonostante le divergenze, nessuno in un momento così se l’è sentita di dare addosso al premio?

“Come sempre qualche escluso dai premi avrà avuto qualche motivo per non essere d’accordo. E’ normale e umano. Ma i lavori entrati in shortlist sono stati controllati da Nielsen perché ne valutasse l’effettiva pianificazione. I casi incerti sono stati approfonditi e chiariti. E’ quanto avevamo promesso ed è quanto abbiamo fatto. Probabilmente ha funzionato come disincentivo, evitando l’iscrizione di campagne poco, o per nulla, viste. L’abbiamo pagata economicamente? Ovviamente sì. La serietà non è mai a buon mercato.

In quanto al lavoro delle giurie, infine, si è svolto serenamente. Un centinaio di soci ha valutato le campagne a Rimini, lo scorso aprile. 24 ore molto positive. Peccato non si sia deciso molti anni fa di organizzarle così. I giurati provenienti da altre nazioni, inoltre, hanno ulteriormente stimolato il confronto e la discussione costruttiva.  Bella esperienza”.