Youmark

Nielsen e Upa concordano. Dovrebbe finalmente essere luce in fondo al tunnel. Almeno se i cicli degli 8 anni sono confermati e se la macroeconomia non ci tradisce

Come al nostro microfono spiega Alberto Dal Sasso, Advertising Information Services Business Director, nonché Nielsen Television Audience Meausurement Managing Director, a corollario dei dati dal medesimo presentati ieri, che subito hanno saputo innescare l’ottimistico commento del presidente Upa Lorenzo Sassoli de Bianchi.

Certo, vedere un -0,4% lascia ben sperare, soprattutto se nel 2015 il Pil saprà risollevare le sorti di economia e occupazione nostrana, ma non bisogna dimenticare i milioni lasciati sul campo. Rifacendoci alla teoria degli 8 anni di ciclo, infatti, i circa 7,6 miliardi di euro di valore del nostro mercato (in dollari, gli Usa ne valgono 167 e sono in crescita; la Francia, seppur decresce, valorizza a 16; Uk a 30; Spagna, 6, ma con andamento in +) poco somigliano al picco dei quasi 10 del 2008.

Ma siccome del bicchiere va guardato il mezzo pieno, ancoriamoci alle aspettative di sorriso paventate e alla realtà di settori che già sanno parlare di crescita. Vedi largo consumo e alimentare, finanza e assicurazioni, farmaceutico. Con il lato digital a mostrare per ognuno ambiti di predilezione. Ad esempio, il largo consumo impiega il 48% di quel budget nel display e il 27% nel video; persona e moda, qui l’importanza dell’e-commerce spinge le strategie a investire il 67% nel search; contrariamente ai beni durevoli dove è il video a giocare la parte del leone, 41%, contro il 26% del search.

Sul fronte dei media, invece, su tutto da segnalare il 24% del valore assunto dal digital nella torta investimenti. Dato che ci equipara al resto del mondo, tolte eccezioni quali Uk, dove vale ben il 30%. Pure la tv non se la passa male, con il suo 47%, mostrando pure un allargamento della base degli inserzionisti seppur, certamente complice l’evoluzione dello scenario, abbassandosi il valore medio dell’impegno.

Anche lo scorso anno, e in previsione il prossimo, è scesa la stampa, entrata ormai in una nuova era, certamente differente da quello che fu. Tanto da venirci da dire che non sbaglia chi parla di concentrazione a vantaggio di chi può puntare su top brand. Per la radio la migliore definizione è resiliente (-1,8%). Ooh in crescita del 3,2%, così che, nonostante i minori valori, assieme al web chiude l’anno con il primato del segno +.