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La creatività ha bisogno dei premi? Ma ancora a monte, quanto nell’era della tecnologia, dei dati, dell’intelligenza artificiale, si continua a credere che nel rapporto tra comunicazione ed efficacia il lavoro creativo ‘umano’ giochi un ruolo di prim’ordine? Che poi, allargando agli effetti significa interrogarsi sul valore della comunicazione ai fini di quelli dei brand e dei loro bilanci. Perché, detto ciò, è innegabile che senza motivazione la creatività muore. Quindi, o il denaro, o il podio?

Inutile negarlo, la decisione di Sadoun di vietare a tutte le realtà del gruppo l’iscrizione a premi sino ai Clio del luglio 2018 è una bomba. Il cui scoppio è stato ancora maggiormente amplificato dalla tempestività dell’annuncio: durante il Festival di Cannes, a lavori giurie ancora aperti.

Per saving, la dichiarazione ufficiale, pro Marcel, nuovo tool strategico worldwide, che connetterebbe tutti i talenti creativi di ogni paese, condividendo know how, esperienze, progettualità, nell’obiettivo di anticipare insight ed esigenze di ogni cliente.

Bene. Astraendo per un attimo dal contingente di quella specifica sigla e allargando la portata del tema a una sorta di massimo sistema, sembrerebbe evincersi l’enfatizzazione dell’attuale dicotomia tra creatività e tecnologia. Ma soprattutto, come rispondete ai seguenti quesiti?: 

1) Ha senso privare i reparti creativi della linfa della competizione?  Insomma, i premi non competono alle cosiddette motivazioni che concorrono, assieme alla retribuzione (e spesso aiutandola visto che i budget non sono più così cospicui) a rendere attrattivi una professione, un comparto, un mercato?

2) Cosa succede a quella sana competizione interna che il premio sa generare?

3) Secondo voi, ad esempio un Cannes, senza una realtà del calibro del gruppo Publicis o WPP o BBDO, e così via, in lizza, ha ancora valore o sarebbe come vincere le Olimpiadi lasciando fuori uno dei Paesi dal medagliere più folto?

4) I clienti, quelli di tutti, se ne accorgeranno? Ossia, ha o meno valore per loro poter contare sull’esistenza di un contesto dove la creatività sale sul podio protagonista?

5) Che la vostra sia una piccola, così come una grande agenzia, in media che percentuale di budget assorbono i premi?

6) Ragionando di questo passo, alla fine si potrebbe fare a meno di tutto. Ma non credete che impoverire sia sempre uguale morire, insomma, che se il less diventa semplicemente less, ci rimettiamo tutti, qualità e cultura della comunicazione in primis?

7) Che ne pensate, invece, di una sana razionalizzazione? Ossia una sorta di pulizia per ridurre la dispersione? Meno categorie, meno premi, meno costi…Che soluzione suggerite?

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