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Cantiere Creativo: ecco dove va la comunicazione mobile. Dai video immersivi all’integrazione nelle cose. Credendo in un’estetica che sia etica e bellezza insieme. Abolita ogni forma di vendor lock-in, ingaggiamo il cliente nei progetti, certi che, pure da Firenze, così si faccia la differenza

Ne parliamo con Matteo Papadopoulos, Co-founder & Coo di Cantiere Creativo.

Inutile ribadirlo. Il mobile è, e sempre più sarà, tutto. Voi dalla nascita avete deciso di specializzarvi qui. In soluzioni mobile e app. Com’è cambiato l’approccio delle aziende al tema? Insomma, trovate che lo scenario sia ‘maturato’ che si inizi a parlare la stessa lingue?

“L’avanzamento del mondo ‘mobile’ è un processo inarrestabile, almeno per il momento. Rimanere fossilizzati sulle proprie certezze, è stata (ed è tutt’ora) una scelta davvero poco saggia per le agenzie web. La tecnica del responsive design è stata uno dei maggiori input degli ultimi anni, avvicinando maggiormente sviluppatori e designer al mondo mobile. Dopodiché vennero le discussioni su quanto fosse appropriato sviluppare webapp piuttosto che app native. Queste due cose hanno sicuramente contribuito a costruire un vocabolario comune e ad una maturazione generale dell’offerta. Per quel che ci riguarda, oggi siamo concentrati sullo sviluppo di Single Page Application che, senza dubbio, aiutano nella creazione di interazioni web sempre più simili alle app native”.

L’aspetto creativo-estetico vi contraddistingue. In cosa sa fare la differenza?

“’La bellezza salverà il mondo’ diceva Dostoevskij. Ci dedichiamo con passione affinché etica ed estetica si incontrino e siano in grado di trasmettere dei valori attraverso ciò che realizziamo e credo che qui stia la vera differenza. Il nostro metodo di lavoro è basato su un’etica che ci orienta fortemente verso la trasparenza, l’onestà, dignità sul lavoro e partecipazione nei progetti. Questa etica ha a che vedere con un senso di ‘bellezza morale’ che vorremmo vedere di più in questo mondo. E quando si parla di etica e di bellezza, non si può non dare importanza all’estetica”.

Entrando nel merito dei vostri progetti, ci raccontate quali rappresentano di più, e perché, il vostro modo di operare?

“Che siano multinazionali o piccole startup, applichiamo sempre il medesimo approccio metodologico. È difficile quindi trovare ‘il progetto’ che più ci rappresenta. Probabilmente l’Opera del Duomo di Firenze è stata una sorpresa piacevole, sia perché da fiorentini ci ha reso orgogliosi lavorare per la nostra città, sia perché solitamente non ci si aspetta che un’istituzione così possa apprezzare e accettare un metodo come il nostro, fuori dagli standard di mercato. Invece, loro, l’agile lo adottavano già 700 anni fa e si sono dimostrati molto lungimiranti nel fare questa associazione tra passato e futuro. Abbiamo iniziato da una banalissima landing-page e dopo due anni abbiamo già sviluppato tre piattaforme web, un’applicazione mobile, due applicazioni di archivio, una manutenzione continua e una costante consulenza professionale. La fiducia si è costruita successo dopo successo. Il sito principale conta diversi milioni di visitatori l’anno e non ha mai avuto nemmeno un minuto di disservizio, nonostante le continue evoluzioni”.

Siete a Firenze. Sino a ieri, tutto ciò che era extra Milano-Roma veniva definito provincia. Finita un’era? Insomma, come vivete il rapporto con il vostro territorio e come quello con un mercato sempre più globale?

“E’ innegabile che una città come Firenze possa offrire opportunità differenti rispetto a Roma e Milano. Lo dimostra il fatto che abbiamo clienti come AIFI, PrivateGriffe o Bookrepublic che, appunto, sono milanesi e hanno deciso di collaborare con noi. Del resto portiamo avanti progetti a Londra e Parigi e la distanza non è mai stata un reale problema. C’è anche da dire che la crescita delle startup degli ultimi anni, ha contribuito alla nascita di progetti interessanti anche fuori dalle grandi capitali. Un paio di esempi: Eppela, una delle principali piattaforme di crowdfunding italiane, di cui abbiamo sviluppato la nuova versione, ha come sede Lucca; Winearound, promettente startup su vino e turismo, ha sede in Piemonte e ci siamo visti fisicamente solo una volta in oltre due anni di sviluppi. Sono, inoltre, numerose le startup fiorentine con cui abbiamo collaborato, segno che le cose si muovono anche qua.
Dobbiamo anche dire che il mondo delle Pmi, in Toscana come altrove, ancora fatica a prendere in considerazione approcci commerciali che escano dalla logica della contrattazione araba che contraddistingue la relazione tra cliente e fornitore. Cerchiamo in tutti i modi di aiutare gli imprenditori a comprendere che quell’approccio, nel mondo dello sviluppo software e web, è inadeguato e spesso fallimentare”.

Dove va la tendenza e l’innovazione del mobile?

“A vedere quello su cui stanno investendo i grandi colossi, quel che si prospetta nei prossimi mesi è un’ondata furibonda di video 360 e di realtà virtuale. Come queste tecnologie si applicheranno al mobile, in modo differente da ciò che già si è potuto vedere, ancora non è chiaro; sicuramente il mobile non ne resterà fuori. Ma ciò che sarà ancor più dirompente nei prossimi anni sarà l’integrazione con gli oggetti della vita quotidiana. In effetti, è già così, senza che ce ne rendiamo conto fino in fondo, è quasi una silente normalità. Penso che sarà molto divertente il prossimo futuro, se il Paese riuscirà ad abbattere il digital divide e portare connessione stabile e veloce ovunque e a chiunque”.

In poche righe il vostro posizionamento, in cosa e perché vi differenziate dai competitor?

“Ci sono tre aspetti chiave: per prima cosa abbiamo scelto l’alta qualità in tutto ciò che riguarda il codice, il design, le relazioni, la qualità del lavoro, la trasparenza e la metodologia. In seconda istanza, abbiamo deciso di includere il cliente nel team, rendendolo partecipe degli sviluppi e dandogli il pieno controllo di quel che succede giorno per giorno. Infine, abbiamo abolito ogni forma di vendor lock-in, tutto ciò che facciamo, dai tool utilizzati fino al materiale prodotto, è a nome e di proprietà del cliente. Nemmeno il contratto è vincolante e lascia libero il cliente di poter scegliere un fornitore differente o costruirsi un team interno per proseguire gli sviluppi della propria app”.

Progetti in corso?

“Il progetto più grande riguarda una startup marchigiana (a proposito di Milano e Roma) con cui lavoriamo da oltre 9 mesi. Un progetto enorme e ambizioso di una neonata Società Benefit che può vantare di essere la prima startup al mondo a essere diventata B-Corp (Benefit Corporation) certificata. Stiamo lavorando in Francia per il fashion magazine ‘L’Officiel’ per il quale svilupperemo nei prossimi mesi, in occasione dei 95 anni di attività, sia la piattaforma editoriale che l’archivio storico. Un’attività worldwide che coinvolgerà oltre 30 paesi. Pari sforzo lo stiamo mettendo nella realizzazione e nel lancio di un nostro prodotto chiamato DATO, un CMS per siti statici (il nuovo trend del momento sul web) che può interessare la maggior parte degli sviluppi web per i siti istituzionali dando prestazioni eccezionali in termini di velocità, sicurezza e scalabilità”.

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