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Cannes Lions 2014/26. Parola ai protagonisti. Toscana/Saatchi & Saatchi: Da noi manca ancora la serietà economica. Per creare case history di successo come Coordown ci vogliono investimenti. Il ‘nuovo mondo’ non è un mondo low cost. Ma da questo Cannes torno ottimista. Più di quanto lo fossi 20 anni fa

E come non esserlo, se non altro per i 2 Ori (Direct), 2 Argenti (Promo & Activation e Cyber) e 2 Bronzi (Direct e Film) raccolti quest’anno da Saatchi & Saatchi e Coordown Onlus. Con ‘Dear Future Mom’ siamo alla terza collaborazione dopo due progetti che hanno fruttato all’agenzia undici Leoni agli ultimi due Cannes Lions (Integration Day/7 Ori e 1 Bronzo nel 2012#DammiPiùVoce/1 Argento e 2 Bronzi nel 2013). Ecco le prime impressioni di Agostino Toscana, executive creative director Saatchi & Saatchi.

“Sono molto contento dei risultati di quest’anno, non solo per noi ma per l’Italia in generale, che si è comportata bene. Coordown sta diventando una case history che crea attesa, come una volta lo erano qui sulla Croisette brand come Hamlet o Stella Artois, e questo per un creativo è gratificante, per non dire figo. Significa che stiamo andando nella direzione giusta. Oggi in agenzia lavoriamo in sinergia con il network, c’è uno scambio continuo di idee e professionalità per clienti internazionali come Toyota, ma anche italiani che comunicano all’estero come Enel. E questo allena e aiuta ad essere sempre pronti, creando il meglio”.

Ma allora perché i risultati di successo, sul fronte premi, arrivano quasi sempre con Coordown e non anche con altri clienti?
“In Italia avvertiamo i primi passi di apertura, ci sono curiosità e voglia di fare. Quello che manca è la serietà economica. Le aziende non sono abituate a investire nel nuovo modo di fare comunicazione quanto investivano nel vecchio. A partire dall’online, dove in molti sono ancora oggi convinti che costi poco. Mentre invece ci vogliono soldi veri, ad esempio, per realizzare film ben confezionati e per ‘spingere’ in rete i contenuti prodotti. Lo scenario in cui si compete è mondiale, dunque gli investimenti non possono essere risicati. Coordown è un sociale, e chiunque per un sociale è disposto a lavorare senza compenso se ci vede una buona idea”.

Cosa ti porti a casa da questo Festival?
“Faccio sempre fatica a intravedere delle tendenze, anche perché oggi, in linea con l’evoluzione del mercato e del nostro lavoro, le categorie sono molte. E’ certo però che nelle idee c’è sempre più tecnologia, ma con un ritorno alle grandi storie, alla narrazione che coinvolge le persone. E non importa se con una app, con un cartellone interattivo o con un film”.

E il prossimo futuro come lo vedi, bianco o nero?
Sono più ottimista di 20 anni fa. Ho visto e vissuto molti cambiamente e anche quelli che sembravano negativi poi non si sono rivelati tali. Dunque non bisogna mai perdere fiducia. Il gioco è diventato più serio di prima. E questo non può che farci bene”.