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WomenXImpact 2021, parola alle protagoniste. Eugenia Nicolisi, giornalista Repubblica e attivista per i diritti delle donne e della comunità Lgbt+: redazioni senza parità implicano uomini nei ruoli apicali ma anche titoli e articoli sessisti. Non scordiamo che la stampa ha un ruolo educativo

In attesa dell’edizione 2021 di WomanXImpact al via il prossimo 30 settembre, a Bologna e online, dalla voce delle sue protagoniste il senso di un Summit made in Italy che vuole creare la community femminile più grande del mondo. Le donne non sanno fare sistema? Se vorresti rispondere sì, è il caso di ricrederti.

Perché hai deciso di diventare speaker di Womenximpact e perché è importante che ci sia in Italia una manifestazione di questo tipo? 

Quando ho intercettato, o meglio quando sono stata intercettata, dalla campagna di lancio dell’evento sono rimasta incantata dalla sua potenza comunicativa e dalle grosse capacità di impattare positivamente su un tessuto femminile come quello italiano: ancora purtroppo troppo lontano dalla libertà mentale di immaginare di fare impresa perché permeato da bias culturali che narrano la donna come subalterna, incapace, ‘altra’ rispetto all’uomo che invece rimane figura preponderante ai vertici delle aziende e nei ruoli decisivi e apicali, sia nelle società che nelle istituzioni. Dal momento che si tratta di un tema centrale per il mio vissuto personale e professionale, non potevo non immaginarmi tra le speaker, con tutte le intenzioni di contribuire a invertire questa rotta e a rompere questi schemi narrativi pericolosi e tossici.

Cosa vuoi lasciare come messaggio prioritario al pubblico che ti ascolterà?

Una donna spesso non guida bene perché da quando è una bambina ascolta suo malgrado battute sulle donne al volante o perché sente dire alle donne che guidano bene ‘come un maschio’. Così è sul mercato del lavoro: molte, troppe donne non fanno impresa perché non ritengono di saperlo fare per questa ragione cercherò di lasciare tutte le ascoltatrici e gli ascoltatori con la consapevolezza del messaggio opposto.

Nel tuo specifico settore, c’è ancora bisogno di parlare di problemi legati alla parità di genere? Se sì, perché e in che modo pensi si possano trovare delle soluzioni?

Nel mio settore, quello del giornalismo, occorre forse più che negli altri aprire discussioni e tavoli tecnici sulla parità di genere perché il lavoro svolto da giornalisti e giornaliste impatta sul pubblico di lettori e lettrici contribuendo alla crescita dell’idea di parità. Se all’interno delle redazioni non viene abbracciato il concetto di parità ciò alimenta la presenza di uomini ai ruoli apicali dei gruppi editoriali ma anche la presenza di titoli e articoli dal contenuto sessista. Non scordiamo che la stampa ha un ruolo educativo.

Il tuo maggior successo e il tuo maggior fallimento e cosa hai imparato da entrambi?

Accade di certo ovunque nel mondo, ma in particolare se sei una donna e se sei del sud Italia devi confrontarti con diverse linee di discriminazione. Il mio maggior successo è essermi confrontata con sguardi sessisti, atteggiamenti discriminatori, imposizioni sociali inutili e tossiche e schemi e ruoli preimpostati che sono all’ordine del giorno, per raggiungere una sana consapevolezza e una sana autodeterminazione.

Mi piace pensare che non esistano esempi reali di fallimento nel percorso di vita di una persona se non quelli sanciti dall’ordinamento giuridico: ogni intoppo, ogni rallentamento, ogni insidia che si frappone tra noi e il nostro punto di arrivo è una bella sfida con noi stessi o noi stesse, l’unica persona alla quale dobbiamo realmente dimostrare qualcosa.

Chi è Eugenia Nicolisi

Giornalista e attivista per i diritti delle donne e della comunità Lgbt+, si occupa di advocacy e delle relazioni istituzionali del coordinamento del Palermo Pride. Dal 2014 cura i rapporti con i media del primo circolo Arcigay d’Italia, fondato a Palermo nel 1980. Scrive su La Repubblica, dove cura anche un blog dedicato alla comunità Lgbt+ dal titolo Leggender Metropolitane’ e ha fondato il nucleo territoriale del collettivo femminista Non una di meno a Palermo. 

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