In attesa dell’edizione 2021 di WomanXImpact al via il prossimo 30 settembre, a Bologna e online, dalla voce delle sue protagoniste il senso di un Summit made in Italy che vuole creare la community femminile più grande del mondo. Le donne non sanno fare sistema? Se vorresti rispondere sì, è il caso di ricrederti.
Perché hai deciso di diventare speaker di WomenXimpact e perché è importante che ci sia in Italia una manifestazione di questo tipo?
Ho deciso di partecipare per poter raccontare, direttamente con la mia voce, l’esperienza di essere un’imprenditrice orientata – per dovere – al risultato, ma che ha deciso di perseguire questo risultato investendo nel benessere delle proprie risorse e in quello dei suo clienti, fuori da ogni clichè e da ogni retorica. La mia azienda si occupa di prodotti di bellezza e non mi posso fermare a quella di superficie. E’ importante farlo in un contesto come quello di WomenXImpact perché le singole voci diventano una pluralità e più sono le voci, più lontano ne si sente il suono.
Cosa vuoi lasciare come messaggio prioritario al pubblico che ti ascolterà?
Voglio comunicare proprio come si fa ad andare oltre a un ideale espresso in un payoff. Voglio condividere la fatica, bella e quotidiana, di lavorare affinchè le parole diventino una realtà, vera e misurabile.
Nel tuo specifico settore, c’è ancora bisogno di parlare di problemi legati alla parità di genere? Se sì, perché e in che modo pensi si possano trovare delle soluzioni?
Il settore del beauty abbraccia tutti e la bellezza stessa riguarda tutti, anche chi pensa di non esserne mai toccato. Questo in generale. Se invece parliamo di ‘comparto’ beauty sicuramente molto si deve ancora fare rispetto all’assegnazione dei ruoli all’interno delle aziende. Mi sento però di dire che questo non dipende tanto da un limite di genere, anzi il nostro settore – forse per vocazione – da moltissimo spazio alle donne. Credo che occorra un cambiamento in termini di approccio al tema in senso più ampio. Ci aspettiamo che i grandi cambiamenti arrivino dall’alto, dalle grandi istituzioni. E in quel mancato cambiamento ci crogioliamo. E’ necessario che qualcosa arrivi invece già dalle piccole realtà di categoria, che dovrebbero investire denaro ed energie nel trovare soluzioni che mettano le donne nelle condizioni di poter dar valore al loro lavoro, di non dovervi rinunciare come forma di sacrificio. Che dovrebbero supportare gli imprenditori nell’affrontare un grande cambio di paradigma.
Il tuo maggior successo e il tuo maggior fallimento e cosa hai imparato da entrambi?
Credo che il più grande successo forse me lo abbia riservato proprio quest’anno difficile, in cui invece che rallentare e soccombere, tutta l’azienda si è attivata per andare oltre i limiti che non potevamo governare. Invece di ridimensionare le cose abbiamo attivato nuovi progetti, creato nuove divisioni, pianificato nuovi business. E tutti i miei collaboratori hanno partecipato a questa staffetta, come se l’azienda fosse anche un po’ la loro. Da questo ho imparato che il senso d’appartenenza è tutto.
Il fallimento è legato al lasciar andare. Capire e accettare che non tutti abbiamo la stessa etica o la stessa vision. E per questo motivo a volte occorre lasciar andare alcune collaborazioni o alcune risorse che invece di supportare il progetto, diventano ostacoli che forse possono invece esprimere il ‘loro meglio’ altrove. Ma non sono nemmeno così sicura che questo sia un fallimento.
Chi è Adele Schipani
Ceo & Founder di Luxury Lab Cosmetics, per lei la “chimica della bellezza” non ha solo a che fare con le formulazioni dei prodotti cosmetici che distribuisce su tutto il territorio nazionale, ma è soprattutto la ‘chimica’ tra le parti.
Durante un MBA al Politecnico di Milano, il suo amore per la cosmetica e quello per la cura di sè incontrano un’occasione che da espressione ad un’altra sua innata passione: quella per il business e per la negoziazione. E’ così che nel 2010 nasce Luxury Lab Cosmetics, realtà distributiva con nel portfolio marchi di carattere e dal forte heritage.
E’ proprio in occasione di questo “annus horribilis” che, forte del payoff della sua azienda – to care, to inspire, to innovate, decide di dar vita a #LLCCares, uno speciale dipartimento interno che vuole stressare il concetto di cura del cliente, offrendo servizi culturali e di sviluppo, fuori da ogni intenzione commerciale.