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VMLY&R: un 2022 impegnativo, di cambiamento. Soddisfazione per il lavoro svolto con ogni cliente. Le marche devono essere presenti nella mente delle persone. Non solo rispetto alle scelte di acquisto, ma anche come modelli di riferimento. Fonte d’ispirazione di comportamenti virtuosi

Simona Maggini, Italy Country Manager WPP e Ceo VMLY&R

E’ finito il 2022. Che anno è stato per voi?

È stato un anno impegnativo. In termini di risultati si è concluso molto positivamente ma ci ha visto dirigerci, più per questioni interne che esterne, verso cambiamenti e decisioni complesse e non sempre facili. Impegnativo mi sembra il termine corretto.

Quali gli obiettivi raggiunti di cui andate più fieri?

Il lavoro che abbiamo svolto con tutti i clienti ci rende molto soddisfatti, in maniera differente da cliente a cliente. In alcuni casi si tratta di progetti di comunicazione che hanno visto la luce, in altri casi si tratta di nuovi modelli operativi, in altri casi ancora si tratta di sviluppo di nuove competenze. Ognuno con le sue caratteristiche, comunque il lavoro fatto sui clienti ci soddisfa molto e ci ha visto particolarmente impegnati nella loro gestione. Tutti, nessuno escluso.

Contingenza a parte, che cosa augurate all’industry per il nuovo anno. Insomma quali gli ambiti sistemici su cui lavorare pro tutti?

All’industry auguro un po’ più di serenità, un po’ più di correttezza reciproca e sicuramente la fama e le luci della ribalta internazionale che già quest’anno ci sono state, ma possono essere molto più visibili. Una fama internazionale che comunque ci meritiamo.

In che direzione va il rapporto con i clienti, su cosa state ragionando per vestire meglio le loro esigenze, a quali ambiti, nuovi servizi, visioni?

In realtà le esigenze dei clienti nel 2023 non saranno così diverse rispetto all’anno appena trascorso. Sicuramente, sappiamo di dover affrontare un anno che avrà degli elementi macroeconomici che richiederanno molta attenzione. La questione che riguarda i costi, dall’energia alle materie prime, è un tema su cui i nostri clienti purtroppo si dovranno confrontare. Ciò probabilmente porterà da un lato alla necessità di ottimizzare le risorse nell’area del marketing e della comunicazione ma dall’altra parte, quasi in controtendenza, di aumentare l’impegno nell’investimento sul brand, che in momenti di crisi è un asse comunque intangibile di grandissima importanza, soprattutto per evitare di cancellare il lavoro svolto negli anni precedenti. Inoltre dovremo essere molto smart e intelligenti nel trovare delle soluzioni di marketing e comunicazione particolarmente efficienti. Potrebbe essere un anno in cui i grandi progetti potrebbero trovare spazio perché, come si dice, chi opera bene in tempi di crisi beneficia a lungo termine per averla affrontata con coraggio e non con atteggiamento rinunciatario.

Nell’era della proliferazione dei touch point ha ancora senso parlare di memorabilità delle campagne? Quanto la creatività è in grado di difendere l’efficacia della comunicazione contro velocità e quantità di messaggi e contenuti?

Credo che la memorabilità delle campagne sia sempre un elemento importante, sicuramente meno rilevante in quanto elemento unico rispetto al passato. È un driver importante ma non sempre oggi si parla di campagne. Spesso ci troviamo a sviluppare dei progetti che non hanno una dorsale di campagna ma che magari sono un’articolazione molto complessa di tanti messaggi, di un’idea che viene valorizzata sui diversi touch point. Più che la memorabilità è importante costruire in maniera channel specific, ma anche coerente affinchè le marche al di là della specifica campagna siano presenti nella mente delle persone. In senso positivo, non solo rispetto alle scelte di acquisto, ma anche come modelli di riferimento. Le marche più famose sono spesso fonte d’ispirazione di comportamenti possibilmente virtuosi.

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