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Un sistema che non crea nuovi potenziali leader non ha futuro. Chi sono i migliori talenti del vostro team? Barbara Arioli, Ceo Cernuto Pizzigoni & Partners, sceglie Massimiliano Trepiccione. ”Perché ha tutto. Se non si guarda avanti, e non si cercano nuovi talenti, che saranno leader in futuro, ma già preziosi collaboratori da subito, si lavora come le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo”

Massimiliano Trepiccione e Barbara Arioli

Lo diciamo sempre, l’importanza del coltivare il talento. L’innovazione, lo sviluppo, la crescita sono sempre frutto di alchimie che si creano all’interno delle dinamiche di gruppo, fra talenti che interagiscono capitanati da un ‘leader’ che sa indirizzare i loro sforzi grazie a competenza ed esperienza. Ed è importante farli conoscere, dare loro spazio per esprimersi contagiando virtuosamente il sistema. Anche perché, come già sostenuto nel titolo, un sistema che non crea nuovi potenziali leader non ha futuro.

Barbara Arioli, Founder e Ceo, e Massimiliano Trepiccione, Account Director (in agenzia dal 2016) e Partner (dal 2017), CERNUTO PIZZIGONI & PARTNERS.

Barbara, perché hai scelto Massimiliano, cos’ha di speciale?

Tutto!

Massimiliano, come barbara e la Cernuto Pizzigoni & partners permettono di far esplodere, se lo fanno, le tue potenzialità? 

Non parlerei di esplosione, più di un continuo perfezionamento. Quando hai l’opportunità di lavorare quotidianamente con una persona come Barbara, che più che un ‘capo’ definirei un mentore, finisci per assorbire ogni giorno un pezzo di esperienza inestimabile che inevitabilmente restituisci nel tuo lavoro.

Hai un preciso piano professionale in testa? 

Se c’è una lezione che posso dire di aver imparato nel mio percorso professionale (e che quest’ultimo anno non ha fatto che confermare) è che anche il piano meglio congegnato può prendere delle svolte assolutamente inaspettate. Più che per obiettivi prefissati tendo a ragionare per attitudine, per modalità di approccio al lavoro: in un mondo che cambia velocemente come la comunicazione è lo spirito che ti permette di restare competitivo. E allora il mio ‘piano professionale’ resta in continua evoluzione: consiste nel lavorare sulla qualità del mio valore consulenziale per puntare al ‘meglio’, qualsiasi sia il significato della parola negli anni che verranno.

Barbara, quanto conta saper far crescere nuovi potenziali leader?

Come in ogni professione, se non si guarda avanti, e non si cercano nuovi talenti, che saranno leader in futuro, ma già preziosi collaboratori da subito, significa lavorare come le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Quindi è una necessità perenne e quotidiana.

Sarà un successo se…?

Barbara e Massimiliano: Continueremo lavorare su una collaborazione sempre più proficua, mettendo il meglio di noi stessi nell’interpretare e anticipare i cambiamenti del mercato, rendendo sempre più competitiva la nostra agenzia.

La comunicazione e tutte le professionalità che attorno a questa industry ruotano sono ancora allettanti per i giovani? 

Barbara e Massimiliano: il bello di questo settore, immerso com’è nello ‘spirito del tempo’, è la capacità di nutrirsi di creatività, innovazione, emozioni, energia: il mondo della comunicazione, insomma, a causa del suo bisogno di restare connesso con il target che cambia, parla la stessa lingua dei giovani. Per questo ha un’intrinseca capacità di risultare interessante. Il problema, semmai, è la svalutazione di alcune professionalità e la spinta verso il basso della qualità causata da una errata interpretazione dell’accessibilità offerta dalla tecnologia, come se pronunciare parole magiche come ‘digital’ o ‘social’ bastasse a produrre risultati efficaci: troppi giovani comunicatori oggi, forse perché un po’ approssimativi o perché sognatori illusi da chi li recluta, spesso finiscono per fare un lavoro che assomiglia più a una catena di montaggio che a un mix eccellente di creatività e pensiero strategico. E questo ammazza le ambizioni. Di certo i Mad Men degli anni ’60 erano più cool dei pubblicitari di oggi.

Cosa augurate all’industry della comunicazione e come consigliate al sistema di muoversi per realizzare l’augurio?

Barbara e Massimiliano: di essere sempre più al servizio delle persone e anche delle necessità della società civile, che, come abbiamo capito da quando ci siamo trovati in piena crisi pandemica, della giusta comunicazione ne ha proprio bisogno. Comunicare un prodotto, un servizio, serve a farsi conoscere, a posizionare, a vendere… comunicare è, in generale, qualcosa che ha uno scopo, sia esso l’utilità o il piacere, la necessità o il superfluo. Basta che sia chiaro, ben spiegato, interessante, e tutti quegli aspetti che la comunicazione oggi a volte sta perdendo. L’industry è in una fase di transizione: in un mondo in cui i social hanno reso le opinioni di tutti ugualmente meritevoli di attenzione, dove si arriva a vantare autorevolezza persino su temi scientifici sui quali non si è per nulla preparati, la comunicazione è vittima dei suoi stessi meccanismi.

Se tutti hanno un’opinione altrettanto divulgabile, a prescindere da esperienza, studio e approccio, diventa molto più difficile trasmettere il valore del proprio lavoro. E questo causa una situazione ‘tossica’ del mercato dove centinaia di agenzie si dividono una torta sempre più piccola spingendo verso il basso margini e autorevolezza del lavoro. L’augurio è per un’inversione di tendenza, e in questo senso la crescita dell’importanza della tecnologia avanzata (IA e big data su tutte) e le sofisticazioni che questa comporta potrebbe diventare in futuro una barriera di accesso rispetto a un approccio “casual” alla comunicazione.

Quanto conta la rilevanza e qual è il modello di business – organizzativo, lo stile di direzione, lo stile di leadership, ma anche i tipi di realtà che più permettono al team di esprimere lavori rilevanti? 

Barbara e Massimiliano: la ricetta di un buon modello organizzativo dipende inevitabilmente dal segmento di mercato in cui si sceglie di operare anche se si possono individuare alcune caratteristiche indispensabili. Per esempio, un leader, oggi, non può prescindere da condivisione, confronto, ascolto, per esercitare un ruolo di guida in virtù di un consenso reale. E questo consente al team di esprimersi al meglio, mettersi in gioco senza condizionamenti negativi. Inoltre all’estrema specializzazione delle competenze va aggiunto il valore della reciproca contaminazione: i confini dei ruoli possono essere oggi molto più fluidi a beneficio dei risultati. E, parlando di fattori esterni, anche l’opportunità di lavorare con clienti che comprendono il valore della comunicazione in tutte le sue forme, ha un ruolo rilevante: è dal confronto costruttivo che viene fuori una capacità progettuale, strategica e creativa ai massimi livelli.

Barbara, qual è il consiglio che senti di dare ai giovani che vogliono emergere?
Studiare. Sempre. Anche a quelli hanno obiettivi di crescita personale, non solo di carriera, e vogliono comunque lavorare bene, con soddisfazione e gratificazione per il proprio impegno.

Massimiliano, qual è il consiglio che senti di dare ai leader per attrarre giovani e farli emergere? 

Date l’esempio! I giovani sono tanto preziosi per un’organizzazione quanto una giusta leadership è determinante per la loro formazione e maturazione. Io credo nell’idea di leader come modello positivo-aspirazionale. Nel relazionarsi con il proprio capo un giovane dovrebbe pensare ‘un giorno voglio diventare così, anzi, anche meglio’.

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