di Maurizio Ermisino
Il trionfo agli Oscar del 2024 di due titoli in particolare, Oppenheimer di Christopher Nolan e La zona di interesse di Jonathan Glazer, ci vogliono poi dire una cosa ben precisa. Che il cinema è capace come pochi altri mezzi o arti di esplorare l’animo umano e le sue zone più oscure. E che si può dare a dei film un riconoscimento che può essere artistico ma anche politico, che delle storie ambientate quasi un secolo fa possono essere anche attuali. Che Oppeneheimer e La zona d’interesse siano delle opere dal grande valore dal punto di vista artistico e cinematografico è fuori discussione. Ma è interessante che questi film siano stati premiati in un momento in cui gli errori – e orrori – umani del passato pare siano tornati prepotentemente al centro della nostra Storia. “History will teach us nothing” cantava Sting, la Storia non ci insegnerà niente. E allora il cinema è quei per ricordare, per non dimenticare.
Andiamo per ordine: Oppenheimer, che vi avevamo annunciato come grande protagonista della stagione cinematografica sin dalla sua uscita, ha confermato le previsioni della vigilia, vincendo 7 Oscar: Miglior film, miglior regia (Christopher Nolan), miglior attore protagonista (Cillian Murphy) e non protagonista (Robert Downey. Jr.); e ancora montaggio, fotografia e colonna sonora. La zona d’interesse di Oscar ne ha portati a casa 2, pesantissimi: Miglior film internazionale (battendo, tra gli altri, il nostro Io Capitano di Matteo Garrone) e miglior sonoro (uno degli elementi fondanti della riuscita del film). Si tratta di due film che nascono dallo stesso terreno: la Seconda Guerra Mondiale e il Nazismo, uno degli orrori di maggior portata che la Storia dell’uomo conosca. La zona d’interesse parla di Auschwitz e della vita apparentemente normale che la famiglia di Rudolf Höss, il direttore del campo di concentramento, viveva all’esterno. Oppenheimer è la storia dell’inventore della bomba atomica, l’arma che pose fine alla guerra, ma a un prezzo alto come non mai. Entrambi i film hanno in comune una riflessione sull’uomo, le sue motivazioni, le sue luci e le sue ombre. Ed entrambi lasciano l’orrore fuori campo. Le morti a Hiroshima e Nagasaki non si vedono, ma sono “proiettate” su un gruppo di persone che si trovano a una lezione di Oppenheimer. Quelle di Auschwitz sono raccontate solo da grida e rumori di fondo.
Ma il senso di questi Oscar è che, 80 anni dopo quei fatti, l’orrore sembra ritornare, con le guerre in Ucraina e a Gaza. Non ne hanno fatto mistero i premiati la scorsa notte a Hollywood. “Abbiamo realizzato un film sull’uomo che ha creato la bomba atomica e, nel bene e nel male, viviamo tutti nel mondo di Oppenheimer”, ha dichiarato Cillian Murphy ricevendo il premio, facendo riferimento ai manifestanti pro Palestina che erano stati fermati a pochi isolati di distanza dal Dolby Theatre. Ancora più esplicito è stato Jonathan Glazer, che nel ritirare il premio ha dichiarato: “Il nostro film mostra dove la disumanizzazione conduce nel suo aspetto peggiore. Ha plasmato il nostro passato e presente. In questo momento, siamo qui come uomini che rifiutano la loro ebraicità e l’Olocausto, dirottati da un’occupazione che ha portato al conflitto così tante persone innocenti. Che si tratti delle vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in corso a Gaza, tutte sono vittime di questa disumanizzazione, come possiamo resistere?” Gli Oscar del 2024, assolutamente prevedibili a livello di risultati, sono stati densi di significato proprio per il messaggio dei film vincenti. E ribadiscono il cinema come mezzo per analizzare il nostro rimosso, come strumento di memoria, come media per analizzare il nostro presente.
Ma la vittoria di Oppenheimer vuol dire anche un’altra cosa: da anni infatti non veniva premiato con l’Oscar un film così forte al botteghino. E questa è una dimostrazione che è possibile un cinema d’autore che sia anche popolare, che possa soddisfare la critica e i palati più raffinati ma anche il grande pubblico. Oppenheimer è i film che ha portato frotte di appassionati al cinema già soltanto “perché è un film di Nolan”, e che è riuscito ad appassionare al cinema e alla Storia un pubblico di giovanissimi, che hanno dimostrato di apprezzare quel grande schermo che sembrava lontano dai loro gusti, e un racconto piuttosto complesso. Anche il successo di Barbie (un solo Oscar, la canzone What Was I Made For di Billie Eilish, ma una presenza forte in sede di nomination) conferma questa nuova tendenza: un cinema che intrattenga e faccia pensare, coinvolgendo il grande pubblico è possibile.
Se Barbie è rimasto con un solo Oscar si deve anche al fatto che era nominata in molte delle categorie tecniche che sono state appannaggio del film che è stato l’altro grande protagonista della serata: Povere creature!, che vi avevamo presentato un paio di mesi fa preannunciandone il grande successo. E così è stato, con 4 Oscar: scenografia, costumi, trucco e acconciatura. E, soprattutto, l’Oscar come miglior attrice protagonista alla meravigliosa Emma Stone. Uno dei messaggi più belli della serata è il suo, ed è un ringraziamento collettivo. “La parte migliore del fare film è che siamo qui tutti insieme. Sono così profondamente onorata di condividere tutto questo con ogni membro del cast, con ogni membro della troupe, con ogni singola persona che ha riversato il proprio amore, la propria cura e la propria genialità nella realizzazione di questo film”. A proposito di genialità, chiudiamo con l’Oscar per il miglior film d’animazione, assegnato a Il ragazzo e l’airone Hayao Miyazaki, 83 anni, che diventa l’artista più anziano a vincere nella categoria. E vince un altro Oscar dopo La città incantata del 2002.
Ecco la lista completa dei vincitori:
Miglior film
Oppenheimer
Miglior attore protagonista
Cillian Murphy
Miglior attrice protagonista
Emma Stone
Miglior attore non protagonista
Robert Downey Jr
Miglior attrice non protagonista
Da’Vine Joy Randolph
Miglior Regia
Christopher Nolan
Miglior sceneggiatura adattata
American Fiction
Miglior sceneggiatura originale
Anatomia di una caduta
Miglior film internazionale
La zona d’interesse
Miglior film d’animazione
Il ragazzo e l’airone
Miglior documentario
20 Days in Mariupol
Miglior cortometraggio
The Wonderful Story of Henry Sugar, Wes Anderson and Steven Rales
Miglior corto documentario
The Last Repair Shop, Ben Proudfoot and Kris Bowers
Miglior corto d’animazione
War Is Over! Inspired by the Music of John & Yoko, Dave Mullins and Brad Booker
Miglior montaggio
Oppenheimer
Miglior fotografia
Oppenheimer
Miglior scenografia
Povere creature!
Migliori costumi
Povere creature!
Miglior colonna sonora
Oppenheimer
Miglior canzone originale
What Was I Made For?
Miglior trucco e acconciatura
Povere creature!
Miglior sonoro
La zona d’interesse
Migliori effetti visivi
Godzilla Minus One