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Oppenheimer: maestoso, complesso, spettacolare, da vedere al cinema. Non sarà Barbenheimer, in Italia infatti esce il 23 agosto, mentre in Usa i due film hanno esordito insieme il 21 luglio. Ed è stata operazione di marketing casuale ma geniale

di Maurizio Ermisino

“Prometeo rubò il fuoco agli dei e lo diede all’umanità. E per questo fu punito”.

Inizia con queste parole, con il riferimento a un mito classico, Oppenheimer, il nuovo film di Christopher Nolan che è stato presentato in anteprima alla stampa sabato 22 luglio a Roma.

Un film maestoso, complesso, spettacolare, di quelli da vedere solamente al cinema (e possibilmente in una sala che lo proietti in una copia in pellicola da 70mm, come l’autore l’ha pensato). Ma per vederlo in Italia dovremmo aspettare il 23 agosto, dopo le ferie estive, secondo una prassi della distribuzione italiana che non prevede di far uscire i grandi titoli in piena estate. Per Barbie, invece, è stata scelta una strategia diversa, ed è stato fatto uscire subito, in contemporanea con gli USA. In Italia, quindi, non sarà ‘Barbenheimer’.

Barbehneimer: Barbie + Oppenheimer e ci guadagnano entrambi

Di cosa stiamo parlando? Del fenomeno che ha contagiato l’America, partito in sordina ed esploso negli ultimi giorni, fino ad esplodere lo scorso 21 luglio, data di uscita americana dei due film. Tutto è nato su Twitter alla fine dello scorso anno quando si è saputo che le due major, Warner Bros e Universal, avrebbero lanciato i loro due titoli di punta, Barbie e Oppenheimer, lo stesso giorno, appunto il 21 luglio, nel cuore dell’estate, che in America, a differenza che da noi, è un momento chiave del mercato.

Qualcuno, così, ha colto la coincidenza. Mettere insieme due film così diversi, agli antipodi, era troppo divertente. E sono cominciati a uscire meme che mescolavano le immagini delle due locandine. Piano piano sono uscite delle magliette con il nome Barbenheimer. Ma, soprattutto, si è fatta strada tra gli spettatori americani, con sempre più decisione, l’idea di festeggiare questa curiosa ricorrenza andando a vedere Barbie e Oppenheimer lo stesso giorno. Un curioso ‘double feature’ che, da venerdì scorso, in America, gli spettatori si sono confezionati a piacimento (i double feature erano gli spettacoli due al prezzo di uno; qui ovviamente, essendo prime visioni, si pagano due biglietti).

Chi ha deciso di vedere prima Barbie e poi Oppenheimer, chi – la maggior parte – il contrario, in modo da chiudere con il contenuto più leggero dopo quello più impegnativo. Ma Barbenheimer è un’operazione di marketing geniale, da caso di studio: due film che, in teoria, avrebbero dovuto farsi concorrenza, e levare uno il pubblico all’altro, hanno finito per rafforzarsi a vicenda, aggiungendo invece che togliere. E finendo, probabilmente, per portare incassi più altri del previsto ad entrambi.

Un’operazione di marketing nata per caso e diventata virale (solo in seguito, in parte, cavalcata dagli studios) è qualcosa che fa riflettere sull’importanza dei social media. Ma anche dell’importanza del fatto di vivere un film come evento. E così successo è stato.

Barbie ha incassato 155 milioni di dollari in 3 giorni negli Usa. E, attenzione, 377 milioni di dollari in 5 giorni in tutto il mondo. Anche in Italia ha fatto un ottimo incasso, con 7,7 milioni di euro in 4 giorni. Oppenheimer, sull’onda del Barbenheimer, ha fatto benissimo: 80.5 milioni di dollari negli Usa in tre giorni e ben 174.2 milioni di dollari in tutto il mondo in cinque giorni.

 Che film è Oppenheimer?

Ma torniamo a noi, per raccontarvi che film è Oppenheimer. La storia del moderno Prometeo, che osò sfidare gli dei creando la più potente arma di distruzione di massa che l’umanità ricordi, è raccontata su vari spazi temporali, partendo dai suoi studi di fisica in Europa e introducendo una serie di personaggi che all’inizio ci stordiscono e ci confondono. Ma che non sono altro che quei legami tra elementi che porteranno a quella ‘reazione a catena’ che è stata la nascita della bomba atomica. Un’impresa fatta sì di teorie ed esperimenti, ma anche di rapporti umani, relazioni, scelte e dubbi amletici. L’esplosione atomica a Hiroshima e Nagasaki nel film non si vede. Ma quelle deflagrazioni sono ovunque. Immaginate, sognate, evocate. E poi portate per sempre dentro di sé come un incubo, e un fantasma. In questo senso è emblematica la scena del momento in cui Oppenheimer (uno straordinario Cillian Murphy) annuncia alle persone che vivono a Los Alamos (la cittadina costruita appositamente per gli esperimenti sulla bomba) dell’attacco alle due città dei Giappone. C’è tripudio, tra gli americani, per la vittoria. Ma, mentre Oppenheimer parla, in sottofondo cominciamo ad avvertire i rumori sinistri dell’esplosione, il crepitio delle fiamme, il bagliore accecante, la pelle dei presenti che, in una visione da incubo, arrivano ai nostri occhi. Le esplosioni nucleari a Hiroshima e Nagasaki sono lontane dagli Stati Uniti, ma gli effetti saranno resi noti presto. E con essi i sensi di colpa. Oppenheimer confesserà al presidente Truman si sentirsi con le mani sporche di sangue.

Christopher Nolan: vedere e non vedere

Oppenheimer è forse il film più classico di Christopher Nolan, girato come se fosse un film degli anni Quaranta o Cinquanta. E’ organizzato su tre piani temporali, girati con tre stili diversi, e riesce a sfruttare tutta la potenza evocativa del cinema, i grandi spazi, le immagini ad effetto. Ancora una volta il cinema di Nolan ha a che fare con il tempo. E’ questo che per gran parte del film percepiamo la nascita della bomba atomica come una corsa contro il tempo. Sentiamo continuamente il confronto con i tedeschi, quel siamo in ritardo di 12 mesi, 18 mesi, due anni. E il cinema di Nolan ha anche sempre avuto a che fare con il vedere e il non vedere. E così, una delle scene chiave è l’esplosione della bomba atomica. A parte un attimo, la vediamo prima negli occhi di chi guarda, le persone presenti al test: lo stupore, la meraviglia, l’euforia. Si sono messi gli occhiali scuri, i vetri oscurati davanti agli occhi, ma non riescono a non guardare. Solo dopo vediamo l’esplosione in sé.

Un film che va visto al cinema

Oppenheimer è quindi un film che va visto al cinema, per apprezzare le immagini stordenti, ma anche per farsi avvolgere da un racconto che distilla una serie di informazioni alle quali solo in sala possiamo dare la giusta attenzione. E’ un film che, come abbiamo detto, innesca una reazione a catena che nella prima parte prepara alla deflagrazione finale. La seconda parte, oltre a portarci all’esplosione, è anche interessantissima perché ci porta dentro una serie di riflessioni pratiche (sganciare la bomba lo stesso, anche se la Germania si è arresa? Come scegliere le città giapponesi dove sganciarla? E perché due città?) e altre di natura etica e filosofica. Si parla della bomba atomica come l’arma che avrebbe spaventato così tanto da porre fine a qualunque guerra e portare a una pace duratura. Ma, per farlo, questa arma definitiva doveva palesarsi, e quindi uccidere migliaia di persone. Un controsenso che ha dell’assurdo. Anche per tutte le questioni morali in ballo è un film da non perdere.

Oppenheimer: il secondo miglior debutto per un film rated R

Tornando all’aspetto commerciale del film, l’operazione Barbenheimer ha fatto registrare dei primati non da poco. Barbie ha registrato il miglior incasso d’ apertura del 2023 (Superando Super Mario Bros il film), il miglior incasso d’apertura per il mese di luglio (Non si registrava dal 2010), il miglior incasso dal pre pandemia del triennio 2017/2018/2019 e il miglior incasso d’apertura nel post pandemia (Dopo Spiderman: No Way Home). Ma anche Oppenheimer è stato un successo: ha registrato il miglior debutto al box office per un film di Christopher Nolan (dopo la trilogia del Cavaliere Oscuro) e il secondo miglior debutto per un film rated R (Dopo la passione di Cristo di Mel Gibson del 2004).

Ma lo sciopero degli attori può bloccare il cinema

Tutto questo mentre il cinema, ora che la macchina è lanciata, rischia di fermarsi. Oppenheimer è stato presentato in Europa, a Londra, giusto un’ora prima che entrasse in vigore lo sciopero degli attori che, d’ora in poi, proibisce agli iscritti al sindacato di fare promozione dei film. Il sindacato (che si batte, accanto a quello degli sceneggiatori, per compensi più equi e contro l’introduzione delle Intelligenze Artificiali) rischia di influenzare e non poco il prosieguo della stagione cinematografica. I primi effetti già si vedono: Challengers, di Luca Guadagnino con Zendaya, che doveva essere il film d’apertura della Mostra del Cinema di Venezia, è stato rimandato ad aprile e non aprirà più il festival: al suo posto ci sarà Comandante con Pierfrancesco Favino.

Ma, guardando più avanti, rischiano di non uscire film attesi come The Marvels e Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente. Per un settore che si sta rialzando, lo sciopero potrebbe avere effetti devastanti, una bomba scoppiata all’improvviso che rischia di fare molti danni.