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L’audiovisivo lombardo vale 2000 imprese, 20.000 addetti, 6 miliardi di fatturato. Sulle 396 produzioni dello scorso biennio, il 90% erano spot, videoclip, shooting fotografici, corti prodotti da scuole di cinema. Prodotti di per sé importanti per la filiera, ma la cui vocazione è diversa e la cui ricaduta economica sul territorio è esigua rispetto a quanto potrebbe essere. Ci viene da dire, che spreco

Armando Trivellini, regista e Consigliere Direttivo AIR3

Si tratta, infatti, di dati che fanno della Lombardia la seconda regione italiana in ordine di importanza in questo settore. A livello di consumo di prodotti audiovisivi, poi, è prima e rappresenta, solo per il cinema, intorno al 20% del volume d’affari complessivo a livello nazionale, percentuale che sale considerevolmente se si prendono in considerazione i prodotti di maggiore qualità artistica e culturale.

Peccato che a fare da contraltare sia la totale mancanza di politiche rivolte al settore, alle sue imprese, ai suoi lavoratori. Nel biennio 2018/2019 il numero totale delle produzioni in Lombardia è stato di 396, il 90% delle quali però costituito da spot, videoclip, shooting fotografici, corti prodotti da scuole di cinema ovvero prodotti di per sé importanti per la filiera, ma la cui vocazione è diversa e la cui ricaduta economica sul territorio, anche in termini di utilizzo di professionisti e imprese, è esigua rispetto a quanto potrebbe essere.

Senza contare il limitato potenziale che questi prodotti hanno nella promozione dell’immagine della Regione, nel creare volano creativo e circolo virtuoso per le imprese. Il numero di lungometraggi e serie tv (rispettivamente il 4,5% e il 2% del totale), spesso non totalmente girati nel territorio, rappresentano un dato molto basso rispetto a tutte le altre regioni italiane specie per la Regione tra le più importanti d’Italia e per il suo capoluogo, Milano, cuore economico e culturale del paese.

Da queste premesse è partito l’incontro ‘No signal? Audiovisivo lombardo, una nuova Film Commission come motore del rilancio’, per evidenziare l’esigenza di una riforma a tutto tondo. Tenutosi giovedì 10 dicembre a Milano è stato organizzato dal raggruppamento Cinema e Audiovisivo di Cna Lombardia in collaborazione con le principali associazioni della filiera dell’audiovisivo. All’incontro hanno partecipato tra gli altri Gianluca Curti, presidente nazionale Cna Cinema e Audiovisivo, Franco Bocca Gelsi, presidente CNA Cinema e Audiovisivo Milano e Lombardia, Cristina Priarone, presidente Italian Film Commission, Stefania Ippoliti, Direttrice Toscana Film Commission, Alberto Dell’Acqua, presidente Lombardia Film Commission, Silvio Maselli, fondatore ed ex direttore Apulia Film Commission. Presenti anche Claudia Carzeri, Presidente V Commissione di Regione Lombardia, Michele Usuelli, consigliere regionale Più Europa, Paola Bocci, consigliere regionale PD, Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano, Sabrina Sammuri, direttore generale Istruzione, formazione e lavoro di Regione Lombardia.

E’ emerso come per supportare Lombardia Film Commission sia fondamentale ripartire da un serio investimento sulla produzione, attivare un fondo stabile, rivolto anche a progetti di realtà locale, per metterli nella condizione di dare vita a prodotti culturali e di spettacolo in grado di competere sul mercato nazionale e internazionale.

Le inefficienze riscontrate sono rafforzate dalla mancanza di figure che abbiano competenza ed esperienza nel settore e che lavorino a tempo pieno, capaci di coordinare le attività, orientare coerentemente le politiche degli assessorati, di pensare forme incentivanti per attrarre produzioni con la conseguente ricaduta economica sul territorio (il cui rapporto è circa di 1€ di investimento a €5 di ritorno), capaci di intercettare opportunità e bandi europei e sviluppare progetti su tale base

Anche riguardo il settore dell’alta formazione e dell’aggiornamento professionale permanente, la Film Commission potrebbe fare molto, aprendo così nuovi mercati e nicchie di sfruttamento, così come la creazione di fondi di investimento ad hoc sull’esempio di modelli già esistenti, come le Sofica in Francia, o il FIP in Piemonte, che favoriscano le produzioni del comparto.

Non a caso, Armando Trivellini, regista e Consigliere Direttivo AIR3, è intervenuto al dibattito con uno speech che merita di essere letto da chiunque graviti a diverso titolo nell’universo comunicazione: “Noi registi siamo gente che si perde nei sogni ma che è costretta a volte, a essere molto pratica per riuscire a realizzarli. Un episodio della storia della tv italiana valga per tutti. Nel 2004 Carlo Lizzani girò per la RAI ‘Le 5 giornate di Milano’. Tre quarti delle riprese, quindi tutti gli interni e gli esterni in cui si poteva in qualche modo ‘truccare’, furono girati a Torino. Non trovò a Milano una città pronta ad accoglierlo e fu costretto ad andare altrove.

Da allora non è cambiato nulla. La politica, la Regione Lombardia e il Comune di Milano, hanno continuato a non considerare la produzione audiovisiva un asset strategico, né dal punto di vista economico, né da quello culturale.

Le Film commission sono uno strumento importantissimo per una produzione che si trova a lavorare su un territorio. Produzione e territorio sono due parole chiave.

E’ dimostrato che un euro di finanziamento pubblico investito sul territorio in una produzione audiovisiva ne genera 4,5 di indotto. Le troupe mangiano, dormono, lavorano, comprano sul territorio. Lo scambio è perfetto. Un film ha bisogno di organizzazione logistica e il territorio guadagna dalla presenza del film, dalle spese effettuate, dal ritorno d’immagine. E’ un ‘do ut des’ virtuoso, che tra l’altro genera cultura, arte e intrattenimento. Ecco perché sono nate le film commission.

Abbiamo visto che le film commission che funzionano ci sono. Per quanto mi riguarda, posso raccontare la splendida esperienza con la Film Commission del Friuli. Un po’ di anni fa ho girato un film insieme a Diego Abatantuono e cercavamo un posto che racchiudesse diverse caratteristiche. Abbiamo girato mezza Italia. Arrivati in Friuli, la Film Commission ci ha portato in giro per tre giorni mostrandoci una miriade di posti e di aree diverse di quella regione. Ha pagato il nostro albergo e ha offerto una cifra ingente, tipo 140.000 euro per invogliarci a girare lì. Perchè l’ha fatto? Perchè avrebbe portato una casa di produzione importante a investire soldi sul loro territorio, e perchè avrebbe invogliato a rifarlo in futuro. Infatti in Friuli girano tutti, da Salvatores a Tornatore. Ci siamo sentiti protetti, seguiti, invogliati ad andare lì. Tutte le altre regioni visitate, facevano a gara per averci.

I film non sono rotture di scatole. In Lombardia, anche a Milano, e lo dico anche a chi è presente qui oggi del Comune, sembra che si generi un problema quando una troupe decide di girare. Le produzioni sembrano polli da spennare. E allora via: decine di migliaia di euro per girare in piazza del Duomo, 400 euro per una panchina in un parco. In teoria bisognerebbe pagare per mettere il cavalletto a terra, pagare per inquadrare i monumenti sullo sfondo. Le persone con cui ho lavorato in Lombardia Film Commission sono sempre state precise e disponibili, come Michaela Guenzi. Non è un problema legato alle persone. Ma hanno le mani legate. Non hanno dietro nè un budget, nè una visione politica.

C’è un potenziale enorme a Milano. C’è tutto: autori, registi, case di produzione, post produzione, distribuzione, cinema. Ora c’è Sky, la Rai, Mediaset, Amazon, Disney, Apple e Fox. Ma si va fuori Milano a girare. Che senso ha? Ha senso, perchè la politica non considera questo settore importante, ma sembra, a volte, un fastidioso corollario. Eppure ci sarebbero fondi europei da andare a prendere per far partire lo sviluppo dei film. E’ fondamentale che dopo questa crisi la Film Commission Lombardia si rifondi da zero. Ci vuole un manager operativo che sia stato un organizzatore generale di cinema o di pubblicità, un produttore esecutivo, un regista al limite, che prenda in mano la situazione copiando, ripeto copiando le Film Commission virtuose che ormai pullulano in tutta Italia. Friuli, Trentino, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana e molte altre con cui, personalmente, non ho lavorato ma che saranno di sicuro molto più avanti delle ceneri a cui è stata ridotta, dopo vent’anni di scarsa efficienza, la film commission Lombardia”.