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Il film dalla parte della produzione. L’ultima campagna Coop con l’occhio della telecamera. The Family ci racconta il dietro le quinte di un progetto stimolante. Cliente, agenzia, cdp, il potere del fare squadra. Che doma anche le circa 400 galline sul set

Ne parliamo con Lorenzo Uliveri, partner The Family.

Guardavo il nuovo film Coop. Notevole. Ovviamente dietro c’è la decisione di un nuovo posizionamento ed è valoriale l’idea, ma senza una realizzazione all’altezza il rischio di far restare a bocca asciutta presupposti e aspettative era alto. Insomma, come avete lavorato a questa produzione?

“Abbiamo previsualizzato il film in 2D in modo da avere una chiara idea dei tempi di ogni parte e dell’editing nel suo complesso. Il film vero e proprio ha avuto 5 giorni di produzione in Toscana, a Orbetello, nelle campagne intorno a Grosseto e in Val d’Orcia. Abbiamo utilizzato un carrello motorizzato e radio comandato gestito da Tecnomagic Special Effects. Le parti invece relative alla balena, ai pinguini ecc sono state interamente realizzate in CGI da Mathematic a Parigi sotto la diretta supervisione del regista Vincent Lobelle. E’ stato un lavoro molto interessante e impegnativo. Siamo molto soddisfatti del risultato. Un vero piacere, soprattutto, collaborare con un’agenzia come Havas e con un cliente come Coop su un progetto stimolante”.

Un film di immagini, un film che emoziona senza parole. Il segreto? 

“Grande collaborazione tra noi, regia, postproduzione, agenzia e cliente. Un lavoro come questo deve essere fatto con grande coesione tra tutte le parti interessate. Una nota di merito anche alla magnifica fotografia di Ruben Impens”.

Quali sono stati gli aspetti più delicati di questa produzione?

“Direi la gestione di tutte le inquadrature che avevano bisogno di post, per ciascuna di esse abbiamo lavorato molto per ottenere il miglior risultato possibile. In alcune occasioni abbiamo girato col carrello vero per poi sostituirlo con il modello CGI in modo da poter gestire la velocità ed il ‘tremolio’ quando viaggiava su strade bianche o sconnesse. Abbiamo anche utilizzato stock footage per poi inserire il carrello, come ad esempio sul treno o sul peschereccio in mare, facendo grande attenzione alla luce in modo da integrare perfettamente tutte le componenti dell’inquadratura. Per quanto riguarda la live action, la parte più complicata è stata quella con le galline, visto che sono animali di non facile gestione, soprattutto quando sono tante e noi ne avevamo sul set circa 400”.

E’ una questione di budget, di squadra o di volontà realizzare cose qualitativamente alte? 

“Direi di tutte queste componenti insieme”.

Film così spostano l’asticella, insomma, come rendere il bello virale? 

“Sono d’accordo, Coop è un film che obiettivamente sposta l’asticella. La produzione deve rendere al meglio l’idea creativa e la valanga di complimenti ricevuti, sui social e di persona, pure all’agenzia, dimostrano che i film con  un’ottima  idea, realizzati come si deve, riscuotono grande successo. Credo che in questo caso si possa dire che in Italia siamo capaci di realizzare film di  qualità,  quando  cdp, regia,  agenzia e cliente lavorano insieme in modo sinergico e costruttivo”.