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Terzo compleanno per il GDPR, la norma europea sulla protezione dei dati: l’opinione di Osborne Clarke, dal punto di vista legale, sulla sua implementazione

Tre anni fa l’Unione Europea ha introdotto ufficialmente il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati: da allora sono stati fatti molti passi avanti, eppure, molte delle sfide più complesse, in materia di dati, restano tuttora aperte. Due gli obiettivi principali del GDPR: aiutare i cittadini europei ad ottenere un maggiore controllo sui propri dati personali e fornire alle aziende un unico insieme di regole volto a migliorare la protezione dei dati all’interno dell’intera UE.

La tendenza più interessante da osservare è, probabilmente, il cambiamento culturale portato dal GDPR: non più percepito come mero elemento di compliance aziendale ma sempre più anche come elemento di differenziazione commerciale e reputazionale.

Infatti, come commenta in una nota Gianluigi Marino, Partner e Champion per la Digitalization di Osborne Clarke in Italia: “Uno dei principali segnali di successo del GDPR è la sua influenza sull’ondata di regolamentazione, in materia di digitale, che attualmente arriva dall’Europa. La stessa impostazione di base con un quadro di obblighi normativi, sommata a un’infrastruttura nazionale di enforcement e a sanzioni pecuniarie potenzialmente esorbitanti (il vero elemento di differenziazione del GDPR), si sta infatti estendendo ad altre aree quali, ad esempio, il diritto dei consumatori, il cosiddetto ‘online harm’, la governance dei dati e la regolamentazione in materia di intelligenza artificiale. Comprendendo come il rispetto del GDPR possa contribuire ad alimentare il vantaggio competitivo, le aziende iniziano inoltre a interpretare questi nuovi regimi come un’opportunità, e non solo come un semplice costo o un rischio normativo aggiuntivo”.

Ora che il regime di compliance di base è in atto e viene replicato in tutto il mondo, si può procedere a passo spedito verso l’ambiziosa sfida di sfruttare i dati per raggiungere, oltre agli obiettivi aziendali, importanti traguardi sociali come la Decarbonizzazione.

Alcune domande restano però in attesa di risposta, ad esempio: come si applica il GDPR alle soluzioni di intelligenza artificiale che stanno venendo sviluppate e lanciate? Le aziende troveranno nuovi modi per memorizzare e trasferire i dati personali, aggirando i problemi di adeguatezza derivanti dal noto caso Schrems II? In che modo l’ecosistema adtech può evolversi per creare un modello operativo sostenibile? Come il diritto alla protezione dei dati si concilia con la libertà di espressione, all’interno della maggiore regolamentazione della sicurezza online?

Queste domande potranno trovare risposta solo nei prossimi anni.